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BOBBY SOUL e le sue DODICI LANTERNE

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“Dodici Lanterne”: oggi lanciamo alla vostra attenzione che spesso si perde in balia delle onde di questo mare che è la scena indie. Un disco “acustico” sicuramente. Un disco di miti e di leggende. Si intitola “Dodici lanterne” e non potevamo non farlo suonare anche su MIE.
Bobby Soul pubblica un disco che coniuga stupore e fantasia.
Stupisce perchè se parliamo di Bobby Soul ci aspettiamo una veste – manco a dirlo – soul di grande scuola. Insomma il Bobby Soul di brani come “Mi muove”.
Ma quello di oggi invece è un Bobby Soul che incontra i Blind Bonobos e sposa quel sapore di polvere e di sabbia, quel mood acustico per raccontarci leggende popolari. E da questo video di lancio del singolo “Osho si è fermato a Uscio” che si capisce che l’antifona è sensibilmente diversa.

L’intervista a Bobby Soul

Partiamo dalle basi e cominciamo col narrare le origini di questa leggenda su cui si basano le origini letterarie di questo nuovo disco: le “dodici lanterne”.
L’idea è nata una sera dopo un concerto in cui è salito sul nostro palco un armonicista spezzino, un personaggio molto particolare, amante del Blues ma con muscoli da culturista. Comunque, non so se fra i fumi dell’alcool, ci ha detto che lui lavorava alla Marina Militare di La Spezia e che il suo ufficio era una sorta di Torre di Controllo, da cui poteva accendere e spegnere i dodici fari ancora attivi sulla litorale tirrenica, appunto partendo dalla Lanterna di Genova per arrivare fino al faro di Civitavecchia.
Dato che noi spesso suoniamo dal vivo lungo quella direttiva e avevamo raccolto molte storie su quei luoghi e i personaggi, a volte buffi, a volte teneri, a volte irresistibilmente comici che incontriamo a fine concerto, abbiamo pensato di realizzare una canzone per faro, dodici lanterne appunto che illuminano storie, spesso confidenziali, quelle che si raccontano solo di notte.
Possiamo dire con un poco di ambizione che questo disco rappresenta un punto di contatto tra il funky da club notturno e la musica popolare?
È una definizione che mi piace, ma in realtà non abbiamo avuto ambizioni particolari se non quella di raccontare in maniera credibile delle piccole storie con il suono acustico che ormai contraddistingue da anni la nostra attività dal vivo.
Avendo dovuto fare di necessità virtù (crisi dei locali, costi insostenibili di mantenimento di una band, un’offerta sempre più grande di piccoli concerti acustici) abbiamo sviluppato un ambiente che è acustico ma fortemente ritmico (con percussioni leggere), per mantenere il “groove” che piace a noi e una equalizzazione della chitarra pompata sulle basse per compensare le frequenze che mancavano.

Dall’ascolto nasce la musica.

Restando nel tema: c’è tanto ritorno al popolo e ai loro quartieri come alle loro tradizioni. Vero?
Sì, ci siamo messi in ascolto come mai prima, ascoltare la gente, curiosare i luoghi. Luoghi piccoli, marginali, come un Karaoke, una casa di riposo o certi paesi dell’Entroterra ligure. Per una volta ho cercato di stornare l’attenzione da me, provando a scrivere piccoli racconti e non magari la canzone intimista o il testo che riguardasse i miei quattro peli.

Bobby Soul e la rivoluzione di stile

Come hai vissuto questa rivoluzione di stile? Se non erro è il primo disco di Bobby Soul questo che si muove su suoni acustici…
È stata vissuta in piena consapevolezza, memore anche del fatto che dei dischi precedenti spesso non potevamo eseguire molti brani dal vivo perché avevano arrangiamenti troppo complessi.
E poi desideravo che avesse un impatto più immediato, anche se in realtà questo lavoro ci ha portato via almeno due anni di preproduzioni varie e le canzoni sono state scelte fra molte altre.
Col senno di poi: una scelta che resterà protagonista oppure qualcosa che hai voluto provare? Ti sei riconosciuto o hai giocato a mascherarti?
Questo non so dirlo ora, sì mi riconosco molto in questo disco e la cosa che mi piace di più è che lo eseguiamo quasi tutto dal vivo in ogni concerto, dove spesso suoniamo anche un buon numero di cover di brani Soul e Rhythm&Blues, però per il futuro non so dove ci porterà la nostra curiosità e sto curando anche progetti paralleli come un album che uscirà a breve di House Funk con un quartetto che si chiama “La Cosa” e che comprende oltre a me e al chitarrista Alessio Caorsi (che è il mio socio e coautore), anche Jacco (bassista dei Meganoidi) e il Deejay Tarick1.
Paolo Tocco

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