Botteghe d’Autore 2021: una serata tra speranze ed emozioni in un avamposto per la musica italiana d’autore.
Dal 21 Agosto 2020, serata che vide sul palco artisti come Romito, Olden, Buva, Micaela Tempesta e tanti altri al 11 Agosto 2021 è passato quasi un anno. Quasi un anno per ritrovarci in occasione della XV edizione del Botteghe d’autore dove un pubblico attento ha potuto ascoltare una nuova voce, un nuovo racconto racchiuso in una canzone.
Soprattutto quest’anno, entrando nell’area della rassegna, ho cercato di crearmi una bolla in cui le canzoni facevano da scudo dalla contemporaneità degli avvenimenti che da 18 mesi ci opprimono e ci consumano nello spirito e nella voglia di rialzarci.
Una serata per una rassegna che negli anni ha fatto scoprire tante belle speranze tra voci, testi e musica e che come Avincola, ospite di questa edizione, hanno poi potuto calcare palchi non più importanti ma più visibili.
Una rassegna che diventa incontro tra artisti, musicisti e addetti ai lavori. Tutti, in questa edizione, avevano una luce diversa negli occhi e forse era una la luce la speranza o di determinazione a non soccombere a quello stato di abbandono che abbiamo quasi toccato con mano.
In questa edizione gli artisti non sono stati gli unici protagonisti ma con loro sono stati soprattutto i tecnici settore, quelle maestranze che continuano a partire il blocco delle attività culturali e di intrattenimento da un anno e mezzo.
Protagonista è stato il significato della “parola” nel suo senso più puro durante tutta la rassegna, man mano che gli artisti di esibivano con le loro creature.
Comunicare è sempre più difficile e grazie agli artisti di questa edizione del Botteghe d’Autore sono riusciti a donarci un appiglio per dare ancora un senso al compito, arduo, del raccontare.
“Sostenere gli artisti comprando la loro musica”
Una degli interventi più belli è stato quello di Carlo Mercadante che, premiando Daniel Mendoza, ha utilizzato il suo tempo per invitare gli spettatori a sostenere gli artisti comprando le loro canzoni senza soffermarsi al facile ascolto tramite le piattaforme in streaming.
Un appello così accorato dovrebbe essere portato in ogni luogo perché se vogliamo vedere nuove cantautrici e cantautori, band e interpreti degni di prendere il testimone da chi ha fatto la storia, dobbiamo assolutamente sostenerli comprando i loro album.
Dall’energia di Le canzoni giuste, animali da palco che si divertono e fanno divertire, al mondo assurdo di Ottica Silurato Project a Daniel Mendoza che cerca di liberarci dei luoghi comuni fino ai Vorianova e a Davide Campisi che, ognuno con il suo stile, cantano la Sicilia sperimentando fino alle vere protagoniste che in questa edizione sono state Chiara Effe, Nove, Sara Marini e Jamila.
Per raccontarvi della serata finale del Botteghe d’Autore ci vorrebbe qualcosa di più di un semplice articolo; raccontarvi dell’incredibile voce di Jamila, di chi diventa ponte tra due giorni come Sara Marini travolgendo con la sua interpretazione o di chi impressione in ogni aspetto (dal testo all’arrangiamento sino all’interpretazione) come Nove e Chiara Effe.
Quattro riconoscimenti nella XV edizione della rassegna.
Quattro premi alla fine della serata: il Premio Botteghe d’Autore e quello alla migliore interpretazione a Sara Marini con “Solo nna vita”, il miglior testo a Nove con “Numeri pari” e quello del migliore arrangiamento ai Vorianova che hanno dedicato il loro premio alla loro terra,la Sicilia, devastata dalle fiamme.
Quello che soprattutto emerge da questa serata è che abbiano vinto tutti gli artisti perché la più bella vittoria è stata quella di potersi esibire dal vivo e calcare un palco: qualcosa che nell’era pre-covid era un po’ scontata per alcuni e che invece adesso, tutti vivono come un evento e che Ivan Rufo e lo staff del Botteghe d’autore e ai tecnici hanno reso possibile.
Una menzione speciale va ai tecnici che in due giorni hanno costruito un avamposto culturale importante e bene ha fatto il direttore artistico Ivan Rufo a sottolineare a più riprese il loro importantissimo ruolo che non va mai dato per scontato.
La “parola” come detto, è stata la protagonista. Anche nel racconto di Laura Rizzo e del suo nuovo libro “Il cielo in una stanza” che ha presentato durante la rassegna a 60 anni dall’uscita di quella canzone rivoluzionaria composta da Gino Paoli e arrivata tra le braccia dell’allora minorenne Mina (negli anni ’60 si era diventava maggiorenni a 21 anni) che la incise e la porto fece diventare importante e pietra angolare dell’evoluzione della musica italiana da cui non si è più tornati indietro e che forse è stata persa la sua essenza.