Cubeloose: la contaminazione che genera bellezza. L’intervista su Musica Italiana Emergente.
Nata da un’intuizione di Vittorio Fontana, i Cubeloose è un gruppo musicale nato nel 2010 che affonda le proprie radici nell’arte partenopea.
Infatti, il nome del gruppo si riferisce alla delirante trasmutazione, in un inglese che cerca di essere credibile, del tormentone dialettale napoletano “cchiù blues”, del quale Vittorio allegramente abusa.
Contaminazioni e sperimentazione sono fattori che fa dei Cubeloose uno delle band più creative che dona varietà e freschezza alla canzone d’autore italiana ed internazionale.
Il nuovo album si intitola Desiderio di atlantico ed è stato pubblicato il 18 Marzo 2020, anticipato dal singolo Frùfrù.
Frufrù, il videoclip ufficiale
Benvenuti su Musica Italiana Emergente. Sonorità e testi che ricordano un mondo della musica italiana quando la qualità era la protagonista assoluta. Da cosa nasce la voglia di fare musica?
Per noi fare o ascoltare musica corrisponde ad un’esigenza, una necessità che diventa strumento espressivo e comunicativo nel momento in cui si comprende la potenzialità di creare e trasmettere emozioni. Si tratta di comunicazione e coinvolgimento in profondità.
La musica che proponete è di assoluta qualità. Quanto è stato importante la voglia sperimentare e soprattutto le contaminazioni che confluiscono nella vostra musica?
Prima di tutto grazie per l’apprezzamento. Le contaminazioni sono fondamentali se non si vogliono vanificare esperienze e vissuti precedenti.
Confrontando gusti ed esperienze siamo riusciti a produrre qualcosa che potesse rappresentarci oltre ogni vincolo di “genere”. Poi, in fase di arrangiamento, abbiamo dato briglia sciolta alla sperimentazione, arrivando infine a lavorare di lima e scalpello per andare a “togliere” dove necessario. Si tratta probabilmente della parte più impegnativa del lavoro, ma forse anche la più stimolante.
Desiderio di atlantico, il vostro recentissimo lavoro, è uscito il 18 Marzo 2020. Immagino che lo stato di pandemia abbia influenzato e non poco la presentazione dal vivo di questo nuovo lavoro?
In effetti l’emergenza che stiamo vivendo ci ha costretti a rinviare la presentazione dell’album dal vivo, ma più in generale ci ha piombato in una situazione di precarietà che condividiamo, ahimè, con tutti i lavoratori dello spettacolo e non solo.
L’album su Spotify
Parliamo della collaborazione con Isola Tobia Label di Carlo Mercadante. Quanto è importante avere un’etichetta discografica come quella di Carlo a supportare il vostro lavoro artistico?
Un’etichetta è parte di un “biglietto da visita” che una band esibisce oltre il proprio contenuto artistico, conferisce credibilità ed attendibilità ad un progetto oltre a contribuire in modo sostanziale a tutelarlo rappresentandolo nelle sedi in cui si prendono le decisioni importanti. Isola Tobia Label ha le caratteristiche di indipendenza e competenza che cercavamo. Carlo stesso è un cantautore, e per questo conosce bene e da vicino, per averle sperimentate in prima persona, tutte le infinite questioni con cui si trova a confrontarsi qualsiasi artista o gruppo emergente. La sua etichetta si caratterizza perciò per un’apprezzabile sensibilità alle esigenze delle piccole realtà artistiche ma anche per quel “senso dell’avventura” che a noi non dispiace affatto.
Il singolo di lancio dell’album è Frùfrù. Ovviamente tirate fuori immediatamente le influenze che caratterizzano le vostre produzioni. Ho avuto l’impressione di una canzone che ricorda quasi una favola jazz. Come è nata e qual è stata la fonte d’ispirazione per questo bellissimo brano?
Frufrù è nostalgia, il passato che torna con immagini, suoni, colori e odori, come un cassetto di un antico comò dove si frugava da bambini e si fantasticava su velette e pagliette. Ci piace la definizione che ne dai di “favola jazz”, evoca una sorta di “goliardia” musicale che il brano in effetti propone dichiaratamente.
MIE Vol.22, la playlist targata Musica Italiana Emergente
Quali saranno i prossimi passi, covid permettendo, per i Cubeloose e per Desiderio di atlantico?
Il nostro auspicio è quello di poter presentare il nostro album su tanti altri palchi in giro per l’Italia. In questo senso ovviamente ci auguriamo una risposta, un’attenzione nei confronti di Desiderio di Atlantico da parte di chi promuove la musica, chi organizza festival e concerti, ma anche da parte dei network radiotelevisivi e web. Il nostro mestiere in fondo è creare musica per poi portarla in giro suonando il più possibile.
Grazie per la disponibilità. Un grande in bocca al lupo da tutta la redazione.
Viva il lupo e un grazie di cuore alla redazione di Musica Italiana Emergente.