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Esce TARAKÈ, nuovo singolo e video di FRANCESCA INCUDINE, alla vigilia della TARGA TENCO

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Il 20 ottobre live al Teatro Ariston di Sanremo per la consegna dell’ambito riconoscimento

Alla vigilia della consegna della Targa Tenco come miglior disco in dialetto, esce il secondo singolo e video tratto dall’album Tarakè di Francesca Incudine (Isola Tobia Label). Il brano è quello che dà il nome all’album: un inno a tutte quelle piccole “cadute” che l’arte riesce a trasformare in danza. Si canta il coraggio di ricominciare e di come si cambia solo se lo si vuole davvero, senza inventare scuse e mantenendo l’anima accesa.

Il video, per la regia di Daniele Gangemi, si ispira alla vita di Emily Dickinson: una stanza bianca, la ricerca di interpretazioni di sé e del mondo, una vita spesa per la poesia e dentro la poesia. E quella seduta allo scrittorio è proprio lei, o forse no. È l’anima di chi scrive parole dentro cui trovare riparo, che tenta di fissare un attimo che diventi eterno.
Ed è proprio quello che fanno i poeti. Ma in questi frame l’accento è posto anche all’hic et nunc, al presente e a come poterlo vivere al meglio. La poesia vive di eternità, “le idee restano”,  ma anche della pienezza dell’oggi perché “gli uomini passano”. Emily si scioglie i capelli e imitando il suo tarassaco dal “pallido grembo” si libera in volo.
Francesca Incudine ritirerà la Targa Tenco il 20 ottobre al teatro Ariston di Sanremo, nell’ambito della Rassegna della Canzone d’Autore (Premio Tenco).

L’album.

“Tarakè”, il secondo album di Francesca Incudine, viene da un’urgenza di cambiamento, dall’inquietudine. Da qui il titolo che deriva dal greco e significa scompiglio, turbamento. Una parola, però, che si trasforma quando incontra il suffisso “akos” (rimedio), diventando “tarassaco”, il nome di un fiore che ha in sé il problema e la sua soluzione. È quel fiore conosciuto anche come soffione, che pare esaudisca i desideri quando, grazie ad un alito, i suoi semi si disperdono nel vento.  “Così, come quei piccoli semi, sono venute fuori – racconta Francesca Incudine – le canzoni di questo disco. Undici piccole guerriere che raccontano di coraggio e di come le cose cambiano solo se veramente vogliamo che cambino. Undici quadri sonori per restituire un po’ di ciò che ero e di ciò che voglio essere, rispondendo ancora una volta ad una promessa fatta a me stessa: quella di essere autentica”.

E, seguendo la traiettoria dei batuffoli di tarassaco, Francesca Incudine è partita alla ricerca di storie e di emozioni da raccontare, per lo più in siciliano, nelle tracce del disco: le operaie della Triangle Waist Company di New York morte in fabbrica avvolte dalla fiamme; i dubbi di Colombo e Gutierrez che, in una immaginaria conversazione, si interrogano sulle ragioni del viaggio; il dramma dell’immigrazione e il coraggio dell’umanità; la voglia di cambiamento; la forza dell’amore quando è appartenenza e non possesso; la capacità di trasformare le “cadute” in danza; il tempo che passa vissuto con la leggerezza dell’infanzia.

Un disco che racconta l’impegno di vivere.

È un disco che racconta l’impegno di vivere Tarakè, ma lo racconta con la delicatezza e la levità dei semi nel vento. Si potrebbe dire che è colorato ad acquerelli, come l’immagine di copertina firmata da Stefania Bruno.

L’album contiene un omaggio ad Andrea Parodi, ovvero la versione di “Frore in su Nie” che la Incudine ha presentato nel 2013 al Premio dedicato all’artista sardo dove ha fatto incetta di riconoscimenti: premio della critica, premio per il miglior testo, premio per la migliore musica e premio dei bambini.

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