FRANCESCO CAMIN: canzoni dai significati "PALINDROMI"
Un bellissimo disco quello di Francesco Camin. Si intitola “PALINDROMI” ed è subito musica d’autore in cerca di visioni cariche di poesia.
In rete il nuovissimo video del singolo “Tartarughe”.
Aspetti sociali, dove Terra e Anima, alberi e uomini, cose ed emozioni, sono facce di una stessa medaglia. Musica liquida che scorre.
L’intervista a Francesco Camin
Con “Palindromi” possiamo dire che è il tuo primo full lenght ufficiale?
Si, diciamo che è il mio primo “vero” album, un disco di otto tracce. Tra l’altro è stato un processo creativo non proprio breve, i primi lavori di produzione sono partiti più di due anni fa, quindi “lenght album” anche da questo punto di vista 😀
C’è sempre una connessione intima e spirituale verso gli alberi. Da dove nasce tutto questo?
Sento una connessione intima e spirituale verso la vita in generale, e verso gli alberi provo un amore profondo per la pace che riescono a regalarmi e per le innumerevoli lezioni che ogni giorno ognuno di noi può ricevere dalla loro esistenza.
Non so da dove nasca tutto questo, c’è da dire che da anni mi interesso di cosa c’è “al di là” della realtà che riusciamo a percepire con i nostri cinque sensi, del mondo invisibile nel quale siamo immersi e che ogni giorno, ogni secondo, crea il mondo visibile che viviamo.
Una dimensione che sembra sia accessibile solo con la quiete della mente, e alla quale ho iniziato a provare ad avvicinarmi proprio grazie agli alberi e alle foreste che circondano il posto in cui vivo e che ho la fortuna di respirare fin da quando ero piccolo.
Esiste una connessione testuale e sonora con il mondo degli alberi?
Mi accorgo di inserire spesso nei miei testi dei riferimenti alla natura e agli alberi, ma mai in modo troppo palese o dichiarato. Mi piace cercare delle metafore e provare a creare dei parallelismi tra quello che vivo io e quello che vive un albero.
Suoni digitali ma anche tanto intimismo analogico in qualche modo. Pensando agli alberi perché tanta elettronica? Mi sarei aspettato un disco più bucolico…
Beh, a volte è divertente non soddisfare le aspettative 🙂
Scherzi a parte, è vero, i suoni del disco ad eccezione magari delle canzoni “Un gioco” e “Verde”, si distaccano da quell’immaginario “acustico/bucolico” che uno potrebbe aspettarsi osservando la copertina dell’album o leggendo le cose che scrivo.
Abbiamo voluto indirizzare la produzione ispirandoci a sonorità di stampo internazionale, provando a intrecciare ambienti eterei con ritmiche distorte o comunque con altri suoni più “rozzi”. L’ultimo lavoro di Bon Iver mi ha sinceramente influenzato in diverse scelte prese all’interno di queste mie canzoni.
La musica d’autore oggi.
Parliamo della canzone d’autore di oggi… tu che in fondo vieni da insegnamenti e riferimenti di grandi scuole, come il CET di Mogol, che occhio hai per i nuovi “riferimenti” di questa scena italiana?
Ahia, domanda trabocchetto? Eheh!
Sarò sincero, per mio gusto personale non ascolto molto della musica italiana attuale.
Ho apprezzato parecchio le ultime uscite di Cesare Cremonini, credo sia stato coraggioso a proporre delle canzoni, passatemi il termine, non proprio facilissime da ascoltare o comunque non immediate.
Poi sono affezionato all’ambiente romano rappresentato da Gazzè, Silvestri, Fabi.
Ah ecco, tra le ultime proposte mi ha colpito positivamente l’ultimo disco di Motta.