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I Problemi di Gibbo: una miscela di semplicità. L’intervista su MIE.

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la redazione di MIE

Esordio assoluto per la band Reggiana I Problemi di Gibbo.

Un suono che coniuga a se la semplicità della canzone quotidiana di un tempo alle nuove sfumature dell’indie-pop più modaiolo.

In questo lavoro dal titolo “Sai dirmi perché?” ci ritroviamo dentro quasi ogni cosa abbia arricchito di bellezza la nostra adolescenza di provincia, la nostra vita alla rincorsa delle grandi luci di scena, delle grandi città. Davvero un disco che ha il meraviglioso pregio della semplicità.

#Buonumore, il videoclip ufficiale.

 

 

L’intervista ai Problemi di Gibbo

Esordio per i Problemi di Gibbo. Come nascete e soprattutto da dove (artisticamente parlando)?

Veniamo entrambi da esperienze musicali e varie collaborazioni con gruppi della zona. Stefano nasce come chitarrista, ma da un po’ di tempo sentiva l’esigenza di poter cantare la propria musica, avendo comunque sempre ritagliato parte del suo tempo a mettere per iscritto i suoi pensieri, accompagnandosi con la chitarra. In questo progetto è quindi la prima volta si propone anche come cantante, ed per lui è una bella scommessa.

Daniele ha alle spalle una bella esperienza di esibizioni live, sempre come batterista, in diversi progetti. Ha sempre avuto la curiosità di andare oltre, e provare a cimentarsi con tutto quello che sta dietro la creazione di una canzone, arrangiamenti, suoni. Insieme si è quindi creata una perfetta sinergia dove entrambi riescono ad esprimere le proprie idee compositive, per poi riuscire finalmente ad eseguire dal vivo la propria musica. Una soddisfazione unica!

Reggio Emilia… una città che si sente poco nelle cronache discografiche… che scena avete attorno?

Regio Emilia è una piccola città, quasi più un paese molto grande, ma è anche una provincia molto varia e frammentata, dove nel suo insieme convivono tante realtà, anche musicali. È il caso di grandi mostri sacri della musica italiana coma Ligabue, Zucchero, I Nomadi, che tutti conoscono, ma anche di tante piccole band, che poi tanto piccole non sono, e che il mondo della “provincia” ci permette di conoscere e di frequentare direttamente.

Come gli amici dei Giardini di Mirò o i nostri grandi amici de Il Nucleo, che proprio in questi giorni hanno ripreso il loro percorso con un nuovo singolo. Ne approfittiamo anche per salutare i ragazzi dei Modena City Ramblers (che si dividono tra Reggio e Modena) ed in particolare Luca Serio Bertolini. É soprattutto grazie al suo aiuto che siamo riusciti a realizzare il nostro primo album.

MIE Vol.14 su Spotify, la playlist firmata Musica Italiana Emergente

Avete unito il passato ed il presente, i suoni acustici alle programmazioni. Come a dirci che la musica non ha tempo?

Esatto. Siamo legati musicalmente al passato, alla tradizione, dove sono ben radicate le nostre idee sonore, ma siamo anche molto attenti a tutto quello che oggi la tecnologia propone. Ci sono tante nuove possibilità e pensiamo che sia giusto che anche la musica possa evolvere insieme alla tecnologia.

Abbiamo cercato quindi di unire le due cose. È un esercizio stimolate, in continua evoluzione, e sicuramente avremo modo di approfondire ulteriormente questo aspetto.

I Calexico arrivano per l’ispirazione di un brano che a suo modo è una cover… tradotta e ridisegnata da voi… quanto cambia dall’originale e quanto non ci vuole assomigliare?

Siamo molto legati alla musica dei Calexico, sono dei musicisti e delle persone fantastiche. Naturalmente non è possibile fare un paragone, sono assolutamente di un altro livello. L’idea quindi di proporre un loro brano, non poteva di certo avere la presunzione di replicare il loro modo di fare musica.

Abbiamo però cercato di mantenere, sia nel testo che nella linea melodica, quello che loro hanno voluto trasmettere nella canzone originale. Ma per il resto la nostra versione è molto diversa, l’abbiamo ripensata come se fosse una nostra canzone. Adesso che è stata pubblicata sicuramente avremo modo di fargliela ascoltare e speriamo che il nostro sforzo venga apprezzato.

Evito di chiedervi delle disavventure di Gibbo ma almeno spiegateci “perché cosa”…
Gibbo è una persona semplice ed ingenua, lui ha molto cuore ed è un bravo osservatore…vede che ci sono tante persone del mondo e che sono costantemente impegnate a fare mille cose.

Ma vede anche che questa moltitudine di persone, spesso, ha difficoltà a sentirsi parte di un gruppo, di una comunità. Sembrano infatti tutti un po’ soli e smarriti… Per uno sguardo semplice ed ingenuo, come quello di “Gibbo”, è difficile capire il perché…

A chiudere: come vedete il pop oggi? Contenuti ed estetica secondo voi sono ancora entrambi valori importanti nella canzone di oggi?

Dipende cosa si intende per “pop”… Se intendiamo il pop come identificativo della musica più commerciale e modaiola, sicuramente in quanto a contenuti ed estetica siamo carenti, ma è sempre stato così, nessuna novità…

Se invece consideriamo il pop come “musica popolare”, ovvero quell’insieme di diversi generi che comunque hanno come riferimento un pubblico vasto, allora il discorso è diverso. Ci sono sicuramente tanti bravissimi artisti che portano avanti con impegno e talento un modo di comunicare in musica, ricco di contenuti e sfumature musicali di grande bellezza.

Purtroppo si tende a semplificare e sembra che appena un’artista o una band, sperimenta sonorità nuove, più elettroniche, subito viene identificato come “pop commerciale”. Per fortuna ultimamente in tanti hanno iniziato a sperimentare e miscelare varie sonorità. Crediamo che si possa trovare una certa estetica sonora, anche attraverso l’utilizzo di strumenti musicali che fino a poco tempo fa, erano prerogativa del mondo elettronico commerciale.

Sai dirmi perché?, l’album dei Problemi di Gibbo su Spotify

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