Nuovo singolo per Giuseppe D’Alonzo con Elisa Sandrini. L’intervista su Musica Italiana Emergente
Giuseppe D’Alonzo torna con nuovo singolo intitolato “Canzoni per chi…”.
Il brano del cantautore di Pescara, disponibile su tutti i digital store, vede la collaborazione della cantante Elisa Sandrini.
Appassionato di rock blues, esordisce nel 2016 con il suo primo EP “Bad Past”. Seguito dai dischi “Realize” e “Mistake”. Nel 2019 pubblica il suo primo album in italiano “Tornerà”, seguito da “Strane forme di complicità”.
Nel 2022 pubblica “Fantasmi di Carta” EP di 16 brani. A seguire esce anche “Gravita’” accompagnato da un video in Puppet & Paper Cut Stop Motion.
Il 2023 è invece contraddistinto dall’uscita dal singolo “Come si fa”, accompagnato da un video in stop motion paper cut firmato da Gianni Donvito. Mentre il 2024 si apre con il singolo “Canzoni per chi…” in collaborazione con Elisa Sandrini.
Il videoclip di “Canzoni per chi…”
L’intervista a Giuseppe D’Alonzo.
Ciao Giuseppe, è un piacere averti su MIE Musica Italiana Emergente.
Dal 2016 ad oggi hai pubblicato un ep, due dischi e dei singoli. Cosa muove la tua voglia di fare musica?
Credo mi spinga una continua ricerca introspettiva, una continua voglia esplorativa di nuove melodie, ma soprattutto il gran divertimento che provo nella realizzazione dei progetti in sé e nelle collaborazioni a cui spesso mi portano. È un continuo arricchimento personale. Tutto risulta involontariamente collegato, i miei viaggi, le mie esperienze, la mia formazione, tutto conduce alla mia musica, se volete le mie canzoni sono l’impronta della mia anima anno dopo anno.
Il tuo ultimo singolo si intitola “Canzoni per chi…”. Oggi per chi si compongono e pubblicano canzoni?
Una domanda che mi pongo da tempo è: tutte queste canzoni, tutte queste informazioni, come vengono metabolizzate oggi? Abbiamo ancora il tempo per emozionarci oppure le ascoltiamo tra un reel e un altro? Scrivo le mie canzoni per quelle persone che cercano ancora l’emozione, non solo la condivisione, ma l’introspezione, non la perfezione ma l’unicità.
Come è nata e cosa ti ha ispirato?
Canzoni per chi è nata a circa 2000 metri di altitudine in un paesino del Kenya che stavo attraversando per andare al Masai Mara.
Ho registrato l’idea vocale sullo smartphone in un retrobottega di un umile ma molto pulito e dignitoso negozietto di alimentari, punto di ristoro che “offriva” caffè caldo. Quei ritmi così “umani” quelle persone così in contatto con la realtà, con la natura, mi hanno indotto a scrivere quel verso, “canzoni per chi, sa di tè dentro un caffè”.
Vuoi parlarci anche del videoclip di questa canzone? Oltre a te e Elisa Sandrini, possiamo dire che anche gli strumenti musicali sono simbolicamente i protagonisti di questa produzione video?
Assolutamente sì, ritengo fondamentali ancor di più oggi, produrre video in cui si suonano strumenti musicali “classici” del Rock/Pop. E’ bello avvalersi della tecnologia ma cerchiamo di non allontanarci troppo dalla base, perché il rischio è di delegare un po’ troppo alle macchine la parte creativa e questo sarebbe un vero peccato.
Come è nata la collaborazione con Elisa Sandrini per “Canzoni per chi…”?
Con Elisia siamo entrati in contatto grazie ad un collaboratore dell’etichetta discografica.
Cercavo qualcuno che sposasse il progetto nella sua interezza. Con Elisa c’è stato subito feeling artistico e umano. E’ una grande professionista, non potevo chiedere di meglio. Lei ha tirato fuori anche quell’assolo di fisarmonica che mi ha subito rapito, poi il resto lo potete sentire voi stessi.
Il tuo percorso è contraddistinto dalle collaborazioni. Quanto sono importanti nella tua visione di musica e nella realizzazione di brani?
Amo contaminarmi collaborando con altri artisti.
Non sempre le musiche che scrivo sono adatte alla mia vocalità, a volte sono adatte a voci femminili, c’è poco da fare. Altre volte come per questo ultimo singolo, l’idea della fisarmonica ha apportato valore al brano, oltre alla bellissima voce di Elisa, e ha contribuito a rendere tutto molto unico: Roma , Chitarra , Fisarmonica, ci riporta agli stornelli romani in chiave PoP. A mio avviso un’idea audace ma se la melodia è accattivante e orecchiabile può funzionare, ovviamente per un determinato pubblico.
Oltre alla tua passione per il rock blues che di certo avrà influenzato le sonorità delle tue canzoni, ci sono artisti o canzoni che accompagnano il tuo modo di fare musica e la tua visione di “creatura musicale”?
Devo la mia prima formazione artistica sicuramente al Blues, che reputo una sorta di “porto sicuro” a cui attracco ogni volta che ho bisogno di riordinare le idee, una settimana di ascolto blues è una sorta di defrag per il mio cervello.
Assodato questo, la mia maturazione artistica la devo invece a Hendrix, Clapton, Elliot Smith, Nick Drake, Bob Dylan e tantissimi altri a cui in diversi periodi della mia vita mi sono “avvicinato”. Una menzione particolare per Robert Johnson, la sua tecnica ha influenzato molto il mio modo di suonare la chitarra acustica.
Come artisti italiani invece ho sempre amato Pino Daniele, Vasco Rossi, Lucio Dalla, Ivano fossati, in generale il cantautorato di quel periodo storico ci ha lasciato un’eredità enorme.
Il ruolo della canzone. Oggi, la canzone ha ancora il ruolo di raccontare, di fotografare l’istante, il momento o un periodo storico o sociale?
Dovrebbe, e se ci pensiamo, essendo questo un periodo, aimè, estremamente superficiale, lo sta facendo. Forse involontariamente, ma lo sta facendo.
Nel 2022 hai pubblicato una raccolta di ben 16 brani intitolata “Fantasmi di Carta”. Cosa ha mosso la pubblicazione di un coraggiosa (possiamo dire) raccolta di così tanti brani, oggi che la musica è un continuo “mordi e fuggi”?
Come potete immaginare non sono mai mosso da logiche di mercato ma sempre da sentimenti ed emozioni del momento, così come un artista dovrebbe poter fare. Fantasmi di Carta è un album nato di getto, le canzoni sono fluite in così poco tempo, spesso di notte, così insistenti da perseguitarmi se non le avessi raccolte e pubblicate il prima possibile, per chiudere, voltare pagina e andare avanti. Ecco il perché del titolo e del video.
Un brano che mi ha particolarmente colpito è stato “Come si fa” che accompagnato dal videoclip in stop motion paper cut firmato da Gianni Donvito rende particolarmente coinvolgente il brano stesso. Quanto è importante, oggi, trasformare in immagini i testi delle tue canzoni?
L’arte audiovisiva mi affascina molto. Quando scrivo un singolo ho sempre in testa almeno due storie, quella che voglio raccontare con il testo del brano e il messaggio che voglio lasciare con il video. Il testo di “Come si fa” cela tra le righe una storia d’amore nata dai tempi dell’infanzia e mai andata in porto, quelli che si definiscono gli amici di una vita, che si sposano con altri, ma in realtà si amano da sempre pur non avendo mai avuto il coraggio di ammetterlo.
Il video invece è un inno alla rinuncia consapevole. Gli anni Ottanta erano gli anni dei giovani rampanti, del successo a tutti i costi, gli anni in cui tutti i bruchi avevano il sommo dovere di divenire farfalle. E questo ha avuto un riverbero anche negli anni Novanta e primi anni Duemila. Oggi non è più così, si è più consapevoli del significato intrinseco della vita che per ognuno di noi dovrebbe essere la realizzazione della propria anima, della propria interiorità.
Quali saranno i tuoi prossimi passi per il 2024?
Sto lavorando ad un singolo, un’idea un po’ diversa dal mio solito stile che mi porta fuori dalla mia zona di confort, ma ci devo lavorare per realizzarla al meglio, una bella sfida!
Grazie per la tua disponibilità e buona musica.
Giuseppe D’Alonzo su Spotify