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Intervista ai PITWINE (SECONDA PARTE)

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è il titolo dell’EP d’esordio dei Pitwine. L’intervista su MIE.


La redazione di MIE
La band partenopea dei Pitwine, tra il 2017 e il 2018, si è aggiudicata importanti riconoscimenti dalla sua fondazione:Premio Radio Antenna Uno (dicembre 2017), hanno conquistato il secondo gradino del podio al Premio Libere Voci Festival 2017 e al Caserta Rock Fest oltre ad essere stati tra i finalisti del Sanremo Rock 2018.
Nudi secoli è il titolo dell’EP d’esordio dei Pitwine. Il titolo è una considerazione, un riferimento al tempo che passa ciclicamente. Spogliato dei significati che l’uomo gli attribuisce il tempo è nudo, neutrale ed indifferente all’uomo stesso.
Il primo singolo, Elena tu sei, è l’espressione del desiderio stesso. Elena è un simbolo forte, un archetipo, rappresentando essa stessa il desiderio. E’un fermo inseguimento dove il narratore è sempre un passo indietro quella che è l’oggetto delle sue passioni.
 

Elena tu sei – Official video

“Nudi secoli” è il titolo del vostro ep d’esordio. Come è nato e quali sono stati gli spunti d’ispirazione per la sua creazione?

 
In generale i nostri brani nascono dal “pizzico”. Il “pizzico” è quel brivido interiore di piacere che ti prende all’improvviso e non sai perché.

Tutti i nostri brani nascono da una sensazione di piacere provata nel suonare. Suonare senza pensieri, senza scopi, senza termini, per il solo piacere di farlo. Per suonare non intendo solo strumenti ma anche vocalizzi informi.

Arriva un momento in cui ti prende una sensazione di piacere dentro per ciò che stai suonando e in quel momento arriva il pizzico. Questo evoca immagini, parole e da sensazione si trasforma in quadro che, a sua volta, evoca altre immagini, altre parole, altri suoni, altri odori. Come quando prendi un buon caffè e sappiamo di cosa parlo: bevi un caffè, ti entra dentro, ma non si ferma al tuo stomaco perché nel frattempo si irradia ovunque, ne senti la tostatura, il retrogusto, pensi al piacere che ti sta dando e pensi ai suoi luoghi d’origine piuttosto che a qualcos’altro di piacevole.

Ecco. Nello specifico, Crystal Outro è nato da una sensazione di malinconia interiore, io sono un appassionato di musica barocca e l’idea era quella di riportare in chiave moderna qualcosa di Silvius Leopold Weiss, un liutista XVII secolo, come sottotitolo infatti ha “an elegy for a long ago queen in an electric middleage”.

I Fiumi di Bagdad è forse il pezzo più vecchio di tutto Nudi Secoli. Nasce infatti nel periodo delle “auto bomba” che è qualcosa che in molti avranno dimenticato, o forse non vissuto: era il periodo del dopo Saddam Hussein in Iraq. Spesso automobili ripiene di esplosivo venivano fatte esplodere ai posti di blocco delle truppe americane. Il brano prova a capire cosa succeda nell’animo di un uomo che arrivi al punto di voler uccidere un suo prossimo, o addirittura a farsi esplodere per contrastare chi viene visto come un invasore.

È diventato alla fine una metafora sull’incomunicabilità umana, perché a volte basterebbe capirsi, parlarsi, per disinnescare tante bombe ma tra stranieri, specie armati, diventa difficile. Non è un pezzo pacifista, ma molto realista: entrambe le pedine coinvolte sono convinte di essere nel giusto, entrambe hanno vissuto dei dolori, entrambe avvertono l’angoscia del vivere con la morte a contatto.

Elena tu sei nasce come pezzo di Thanatos ed Eros, morte e amore: la Elena del brano è una figura vitale ma anche nera.
Se dovessi darle due colori direi rosa e nero, il rosa della pelle, sotto cui scorre il sangue.

Una donna leggera ma al tempo stesso grave, che produce sentimenti contrastanti: si sente parlar di te in guisa allucinogena dice il brano. Il brano nacque proprio dalla constatazione del contrasto interiore che c’è nell’attrazione.

L’attrazione non è mai tale fino in fondo: si accompagna ad una repulsione che è propria della dinamica, anche intesa come fisica. Infine, Lento nell’Aria narra la leggenda che nel dolce far niente di una spiaggia d’agosto l’ispirazione venisse dal vedere nubi volare lente, nell’aria, come navi che trasportano sogni e ricordi. E’il pezzo il cui testo è uscito d’istinto, di getto, spontaneo, pur essendo quello più intimo, complesso, complicato.

In quei giorni mandavo avanti e indietro nel lettore mp3 la Quinta Sinfonia di Beethoven e il suono di oboe si staglia solo, ecco: Lento nell’aria si racchiude e si crea proprio intorno all’oboe che “canta” il suo assolo, l’assolo dell’anima. Nudi secoli quindi è il risultato, appunto, di questi “pizzichi” dell’anima, di languori che, in qualche maniera, vogliono essere soddisfatti.

È un disco breve, ma pieno di quel senso che proviamo a dare ai nostri brani: se li ascolterete troverete un filone conduttore principalmente nelle sonorità mediterranee, nei testi quasi sussurrati, benché a volte urlati, ma molto vario in quella che è la tessitura da un brano all’altro.
 

C’è una canzone dell’ep che vorreste far ascoltare e che vi rappresenta al meglio?

 
Quella che ci rappresenta al meglio sono tutte… Io, Alessandro e i due Luca “siamo” ognuno dei brani che suoniamo.

C’è un pezzo di noi in ognuno di quei brani, è come parlare di figli: chi preferisci? Non puoi mai dirlo per certo. Di uno ti piacerà una caratteristica, di un’altra qualcos’altro ancora. Sicuramente il brano più fruibile per il pubblico è Elena tu Sei, energico, coinvolgente, immediato ma comunque dotato di quello spirito un pò barocco che ci contraddistingue.

C’è dentro la power ballad, c’è la storia d’amore, ci sono armonizzazioni, arrangiamenti complessi e variazioni di timbrica e tempo. Diciamo che è molto Pitwine!!

Siete in una delle Regioni con il maggior fermento artistico e imprenditoriale: Napoli.
La vostra terra influenza particolarmente le vostre produzioni?

 
Assolutamente fondamentale. Napoli è una capitale artistica mondiale e credo di non dire niente di nuovo. E’una città di mare e, come ebbe a dire Pino Daniele “Napule è mille culure”, Napoli è mille colori.

Per chi come noi fa un rock con influenze progressive un melting pot è un toccasana: se guardo la mia città vedo mille influenze culturali diverse, storia ovunque.

I normanni insieme agli arabi, gli austriaci con i russi, piuttosto che francesi e spagnoli, passando per gli inglesi e i tedeschi. Come tutte le grandi capitali del passato e del presente è crocevia di mille lingue e sapori diversi. Così sono i nostri brani: mescolano arie  mediterranee, scale arabe, rock and roll e musica classica.

Non è un mistero che a Napoli musicalmente ci sia una tradizione consolidata e rispettata a livello mondiale. Alcuni nostri brani sono proprio in napoletano, “una lingua non dialetto” che ha la dignità del riconoscimento Unesco.

I temi che trattiamo affondano a volte proprio nell’humus culturale tipicamente partenopeo. Ti rivelo una cosa. Pitwine è in realtà un acronimo, di “Percoc in the Wine”, una inglesizzazione del napoletano “percoche nel vino” una preparazione basata su pèsche e vino tipicamente estiva.

Un omaggio al “peaches in regalia” di Frank Zappa. Senza Napoli non esisterebbero i Pitwine!



I Pitwine e i social. Quanto sono importanti, per una band emergente, come la vostra essere presenti sui social?

I social ormai sono lo spartiacque tra l’esistere e il non esistere, non solo per i gruppi emergenti. Abbiamo colonizzato Facebook, Instagram, il Web in generale. Perché se dici, sei. Se non dici, non solo non sei, ma non esisti.

È triste questo, potrebbe essere il trampolino per considerazioni più ampie. Ma i social sono fondamentali. E anche divertenti!!!
 

Parliamo di futuro. Cosa bolle nella pentola dei Pitwine?

 
Nell’immediato abbiamo la registrazione dell’LP finalmente pronto e arrangiato. Ma anche tanta attività live.Seguiteci!!!
 

Bene ragazzi. Vi ringrazio per la chiacchierata e speriamo di rivederci presto.

 

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