KRISHNA BISWAS: il puntuale silenzio di "RADHA"
Lo avevamo già incontrato per la pubblicazione del disco precedente che portava un titolo evocativo come “PANIR”. Oggi però lo ritroviamo forse più ispirato e in qualche misura più irreale di quanto lo ricordavamo,
La redazione di MIE
Krishna Biswas, chitarrista e compositore di origine indiane, pubblica per Radicimusic questo bellissimo vinile di composizioni acustiche per sola chitarra… e lo intitola “Radha”.
Due cose da sottolineare subito: le bellissime grafiche che rinnovano la collaborazione tra il compositore toscano e l’artista frenopersciacalli. E poi vi segnaliamo l’ultima traccia “Maggese”, quella che, come ci dirà lo stesso KRISHNA, è stata realizzata in totale improvvisazione.
Danza e mistero nella celebrazione delle due figure della tradizione indiana “Krishna” e “Radha”, lo studio di nuove accordature e diteggiature, cesello artigiano per una scrittura che non ci permettiamo (e non siamo in grado) di commentare ma lasciamo libera di essere, perché possa arrivare anche questo forte segnale di quanto ricca e derivativa possa essere la musica indipendente italiana.
Baliset, il videoclip ufficiale
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=N9XijVAB2dY]
L’intervista a Krishna Biswas.
A dispetto dal nome non parliamo solo di musica emergente. E nel caso di Krishna Biswas dobbiamo anche fare una violenta inversione di abitudini. Ma anche questa è la musica italiana… anzi, forse, soprattutto questa. Un disco come “Radha” dove si colloca nell’immaginario e nel costume sociale italiano secondo te?
Credo ai margini degli ascolti e dell’attenzione, cosa dovuta dalla complessità del linguaggio e per via degli elementi che la compongono, lontani dalle tradizioni musicali in genere e quindi anche da quelle locali.
C’è tantissima sperimentazione. Cosa ti ha spinto di preciso alla ricerca di altro?
Mi ha spinto a ricercare un linguaggio personale la saturazione della pratica di stili tradizionali e di genere.
“Radha” è anche un prezioso vinile… che significato ha per te questo supporto? In qualche modo, riferendomi ad aspetti tecnici soprattutto, ha penalizzato in qualche modo la resa della tua composizione?
Il vinile è un oggetto che evoca scenari di un mondo che sempre di più si allontana, in cui c’era più tempo per la ricerca della peculiarità; non sono stato penalizzato dal formato poichè l’idea di stampare in vinile è emersa dopo la sua composizione.
Leggo che “Maggese”, brano di chiusura del lavoro, è totalmente improvvisato. Sinceramente non avrei avuto strumenti per capirlo da me… ma si sviluppa su idee già avute o si tratta di una scrittura totalmente ideata al momento? Quindi buona la prima immagino…
L’improvvisazione è un approccio che si alimenta di soluzioni musicali praticate in precedenza in forma simile ma non uguale, che hanno dunque un nesso tra di loro e quindi gestibili in tempo reale, proprio come il linguaggio parlato, ecco dunque che dopo il necessario esercizio risulta una forma accessibile e vantaggiosa oltretutto.
Conosco il tuo precedente lavoro, “Panir”… e se li avevi raffigurato sensazioni, persone e luoghi, qui ti sei concentrato sulle due facce della spiritualità, l’intimità da una parte e il sociale dall’altra. Radha e Krishna. Ci spieghi meglio questo concetto e come si lega alle scritture del disco?
Il titolo si lega al mio nome proprio e questa vicinanza alla sfera personale mi ha indotto ad osare l’argomento musicale più prezioso ma anche meno efficace sotto il profilo senzazionalistico e di facile presa, ovvero un lavoro sulla verticalità della scrittura musicale piuttosto che sulla orizzontalità, con una particolare attenzione alla conduzione delle voci degli accordi e dell’armonia.
Hai mai pensato di unire altre voci (strumenti o anche voci vere e proprie) alla tua musica?
Sì, ci ho pensato ma non ho poi mai trovato un interlocutore con la stessa sintonia e motivazione.
Per chiudere: come dialoghi con la musica popolare italiana e con i suoi protagonisti? In altre parole: un disco come “Radha” isola o incuriosisce e fa incontrare?
Non credo di avere contatto con la musica popolare italiana, anche se alcuni artisti mi piacciono molto. La percezione di un disco credo sia una cosa molto personale, non saprei dire in effetti quale sia un esito condiviso di questo tipo di lavoro.