Su MIE, l’intervista a OLDEN. Il nuovo disco è A60
OLDEN: ecco il suo nuovo disco che attinge musica e parole dal grande passato italiano.
Si intitola “A60” questo disco prodotto in collaborazione con Flavio Ferri: la canzone leggera italiana degli anni ’60 rivista e interpretata con nuovi arrangiamenti e una veste sicuramente più attuale. Sono successi ma dal rumore non troppo invasivo, grandi perle che non hanno raggiunto il grandissimo pubblico e che noi possiamo riscoprire oggi proprio grazie a progetti simili.
E poi grande personalità: la voce di un cantautore di oggi, sapientemente guidata da una produzione artistica di livello, in un lavoro che omaggia la storia con un fortissimo appeal personale.
Rivisitazioni digitali ma anche tantissimo rispetto delle linee originali.
L’intervista a OLDEN
Diamo tanto spazio alla musica indie emergente… ma non solo quella emergente. Di sicuro per te è il primo grande progetto in cui ti metti ufficialmente in mostra con brani non tuoi. Un intero disco di cover.
Come ti ci trovi in questa dimensione?
Effettivamente é cosi’, si tratta del mio primo album di brani non miei, una sorta di esperimento inedito per me; preferisco vederlo non propriamente come un album di cover quanto piuttosto una reinterpretazione di un’epoca, attraverso la mia sensibilità e dove cerco di raccontare a modo mio un periodo cosi’ significativo e non solo per la musica. Mi sono trovato molto a mio agio con questa rilettura, perché gli anni ’60 fanno parte di me in maniera piuttosto significativa, da sempre.
E poi il filo conduttore è assai interessante: gli anni ’60. Te l’avranno chiesto tutti e quindi anche noi lo faremo: perché gli anni ’60?
La domanda è più che lecita, anzi, direi sacrosanta 🙂
I miei ascolti musicali sono sempre stati legati agli anni’60, sia per quanto riguarda la musica italiana (i grandi cantautori di quel periodo, come Tenco, De André, solo per citarne alcuni) ma anche per la musica “internazionale” (Beatles, Rolling Stones); ma ho ricevuto anche una sorta di “eredità” che mi é stata tramandata dai miei genitori, ascoltando le ormai dimenticate cassette di una volta, quasi sempre in macchina, in viaggio.
E si ascoltava di tutto, da Gianni Morandi a Enzo Jannacci, da Neil Sedaka a Adamo; musica “leggera”, o “popolare”, che é un po’ il mondo di”A60″, in qualche modo.
È stata dura la scelta dei brani? In quel tempo poi la musica era di grande spessore quasi sempre e quasi sempre ogni brano faceva il giro del mondo e aveva mille versioni.
Un bel metro di valutazione per capire in quale depressione siamo caduti oggi… non trovi?
La scelta é stata senz’altro complicata, perché l’idea era scegliere un brano per ogni anno, dal 1961 al 1969, andando a pescare nel mare magnum della musica leggera “popolare”, non necessariamente d’autore (tranne casi puntuali) ma che potesse comunque rappresentare quegli anni ed un momento storico ben preciso.
Ed infatti in “A60” troviamo il beat degli Equipe ’84 ma anche le parole e la musica del cantautore catalano Juan Manuel Serrat, il famoso “Telegrafista” di Enzo Jannacci e “Fiume Amaro” di Theodorakis, interpretata anni fa da Iva Zanicchi.
Alcuni di questi brani hanno avuto un grande successo ma non era questa l’intenzione di base del disco, lo scopo non era costruire un album di grandi hits da ricantare nostalgicamente, quanto piuttosto spiazzare inizialmente l’ascoltatore con un lavoro di distruzione e ricostruzione, e dare a queste canzoni il mio stile, la mia voce.
Oggi senz’altro la musica, come del resto è cambiato il mondo, possiamo farci ben poco tranne lottare per quello in cui crediamo senza rimpiangere il passato, perseguire una nuova bellezza senza la necessità di imitarla.
Olden su MIE Vol. 4
Un lavoro davvero interessante con Flavio Ferri proprio per dare un carattere quasi originale, sicuramente personale ad ogni brano.
Ti somigliano proprio tutti o c’è qualcosa di questo disco che proprio non riesce ad avvicinarsi a te? Insomma c’è qualche brano che è venuto meno bene di quanto avresti voluto o che hai trovato meno aderente alle tue corde?
Flavio Ferri (uno dei fondatori dei Delta V e tutt’ora attuale componente della band) ha svolto un ruolo fondamentale soprattutto nella fase di scelta dei suoni, delle atmosfere, specialmente quando ci siamo messi a “smontare” i pezzi per poi costruirli di nuovo; il suo intuito musicale e la sua voglia di osare, in certi casi, sono stati un motore davvero importante per la nascita e la gestazione di questo album.
C’è stato tutto questo lavoro precedente che mi ha permesso poi di esprimermi al meglio, cercando di mettere me stesso nelle canzoni, la mia sensibilità musicale; io credo che alla fine tutti i brani “mi somigliano”, proprio perché nessuno somiglia troppo alla versione originale, indipendentemente dal genere o dallo stile.
Sinceramente penso che non esistano canzoni non adatte o “non aderenti” ma solo interpretazione sbagliate (che spero di non aver fatto in questo album, soprattutto quando si cerca di imitare troppo la versione originale.
“Tutta mia la città”: non parlavi di mettere insieme solo brani che hanno avuto un tiepido successo mediatico?
Sì, l’idea di base era scegliere brani non troppo famosi (specialmente per le nuove generazioni) ma mi sono concesso questa piccola eccezione, perché si tratta di una canzone che amo molto, da quando sono piccolo, e che ogni volta che l’ascolto mi trasporta immediatamente negli anni ’60, in quel mondo lì.
Una su nove ci può’ stare, dai 🙂
E ora, dopo una full immersion di grande profilo, la tua scrittura oggi quanto ne risentirà? Quanto e come sarà condizionata e contaminata?
Spero che ne risentirà, in qualche modo, perché ogni novità è un arricchimento, se la si interpreta nel modo giusto; ma se me lo concedi tengo in stand by la risposta per quando avrò finito di scrivere i nuovi pezzi.
Un prossimo video in cantiere?
Sì, arriverà un nuovo singolo ed un nuovo video.
Oltretutto, proprio cinque minuti fa ho ricevuto una telefonata-bomba, proprio in merito a questo; non posso dire nulla ma molto probabilmente ci sarà una collaborazione davvero importante, della quale sono davvero orgoglioso.
Per ora lasciamoci così, molto presto saprete.