MIZA MAYI: l'esordio nu soul afro italiano
Esordio di MIZA MAYI. Artista, cantante e cantautrice afro-italiana
Si intitola “STAGES OF A GROWNING FLOWER” il primo disco di inediti di MIZA MAYI che per la prima volta si cimenta in un’opera di sue scritture.
Andamenti Nu Soul e retrogusti di un Jazz metropolitano dove il digitale confeziona un meraviglioso pop internazionale di ampie vedute.
Bellissima voce per un concept sul divenire di donna, di persona e di artista. Un velo di malinconia che si infrange contro i toni che si fanno leggeri man mano che si consuma l’ascolto… man mano che la bambina diviene donna.
L’intervista a Miza Mayi
Esordio di Soul e di Funky di stampo internazionale in questo mare di indie-pop italiano spesso banale (fortunatamente non sempre, anzi). E che dire della tanta trap oltremodo volgare? Insomma il tuo sguardo da esordiente in questa scena italiana che ci circonda…
Io penso che per una questione di equilibri è giusto che ci sia una grande varietà di musica da ascoltare ad ogni livello, a volte siamo noi i primi a ricercare cose sgradevoli o disgustose o paurose perché ci stupiscono, ci distolgono da altro, non ci fanno pensare ma poi tendiamo a dirigerci verso ciò che ci faccia stare bene, qualcosa che ci nutra e che ci gratifichi, qualcosa che ci faccia crescere a livello interiore.
È una scelta che ognuno di noi può fare in qualsiasi momento della propria vita. E’ vitale che gli elementi contrastanti coesistano.
Arrivi oggi a scrivere di tuo pungo, solista ed autrice. Testi e musica tutti farina del tuo sacco?
Ho iniziato a scrivere e comporre i primi brani nella mia stanza su un vecchio pianoforte acustico, aveva un suono bellissimo, a volte mi fissavo su alcuni accordi o una successione di note, anche dagli errori nasceva qualcosa di interessante. Una volta individuato il giro di accordi cantare una melodia è una conseguenza naturale.
Molti brani contenuti nel disco sono stati composti a quattro o sei mani con i co-autori e produttori artistici Eros Cristiani e Jessica Cochis ; in alcune occasioni infatti ho scritto su linee melodiche gia esistenti, composte da loro. I testi, quelli sono tutti farina del mio sacco, leggendoli scoprirete tanti segreti nascosti.
Come ti senti nei panni di una cantautrice?
È una veste nuova, ho sempre scritto pensieri, poesie, mille diari segreti, tutto conservato gelosamente, quando ho capito che attraverso la musica sarei stata in grado di esprimere le mie emozioni nascoste ho iniziato a studiare e a lavorare su me stessa. Ora ho superato lo scoglio della timidezza perciò è un dolce fluire, mi piace.
In tutto il disco trovo un velo leggero di malinconia… come “l’anti blues” di “The Third Way”. Sbaglio? Oppure ci aiuti a trovare una chiave di lettura?
Sì, la malinconia c’è e ce n’è molta a dire il vero, è molto velata ma è percepibile. Inizialmente ci si immerge in questo stato malinconico ma poi ci si proietta verso il bene, verso ciò che ci possa proteggere e salvare. E’ una condizione di passaggio senza la quale non è possibile passare al livello superiore.
Il percorso finisce con la leggerezza di “Tom Tom Town”. Da dove deriva questo brano, questo titolo, questa leggerezza? Che accade una volta divenuti adulti?
Il brano è stato composto insieme ad Eros Cristiani e Jessica Cochis ed è nato come un gioco. Abbiamo sentito una pubblicità alla televisione, c’era un pianoforte Jazz che faceva una riff melodico. Eros ne ha registrato un frammento di quattro note, ed imitando quel loop creatosi con la voce usciva “tom tom tom tom, tom tom tom tom”.
Da quel suono è stato costruito tutto il brano. Jessica ha creato delle improvvisazioni free jazz al sax ed io le sono andata dietro con l’improvvisazione vocale, è un brano molto folle. La leggerezza è il capitolo finale di tutto il percorso del disco, uno stato che in verità non ti fa mai crescere veramente, ti permette di ridere, di scherzare e di accogliere ogni avvenimento della vita con consapevolezza, è una follia cosciente, la stessa follia cosciente che ti permette di essere felice.
Qualità di produzione, di scrittura, qualità di contenuti e valore poetico del concetto musica. Non pensi che oggi siano risorse che mal si inseriscono nella società discografica di oggi? Come le vivi certe forti contraddizioni?
Penso che ci sia spazio per tutti e con ciò intendo ad ogni livello. Ognuno è libero di dare il proprio contributo, discutibile o meno. Sta a noi scegliere di cosa alimentare il nostro spirito, sta a noi decidere che messaggio dare, il percorso che ho intrapreso mi nutre e mi stimola perciò continuerò e continueremo su questa strada.
La redazione di MIE