ONDANUEVE STRING QUARTET: dal passato al futuro. L'intervista su MIE.
Parlare di quel passato che oggi chiamiamo musica colta e poi immaginare un ponte che arriva nel futuro della composizione rispettando e citando la tradizione popolare.
La redazione di MIE
Sono gli Ondanueve String Quartet che ci propongono un disco davvero interessante, di sole 5 composizioni strumentali inedite che vivono e fluttuano come aquilino di seta su uno scenario rionale a spasso per un Portogallo antico.
Sono certamente sensazioni effimere e spirituali quelle che provengono dall’ascolto di “Mutazioni”, preziosa pubblicazione firmata dalla RadiciMusic Records.
Un combo di archi che ha firmato anche grandi colonne sonore per il cinema e la televisione. Parliamo di Paolo Sasso e Andrea Esposito ai violini, Luigi Tufano alla viola e Marco Pescosolido al violoncello con la partecipazione, almeno per questa incisione, di Riccardo Schmitt alle percussioni. Sono belle mutazioni quelle che ci regalano gli ONDANUEVE STRING QUARTET.
Sbeat – il videoclip ufficiale
L’intervista agli Ondanueve String Quartet.
Di sicuro non parliamo sempre di musica emergente. Ed eccoci ad ascoltare un lavoro di chi ha una carriera di lungo corso. Artisti e musicisti di carriere ormai consolidate in ambiti colti, classici e di colonne sonore, che oggi però decidono di incontrare anche i percorsi tradizionali della scena indipendente italiana… a guardarvi attorno che si vede? Come la percepite la creatività di queste nuove penne italiane?
Noi amiamo questa atmosfera della musica indipendente dove pensiamo sia più genuina, dove creatività, capacità e messaggio rispecchiano esattamente l’ artista che c’è dietro
E della comunicazione? Della critica discografica… o di quello che ne è rimasta?
Secondo noi la critica è molto importante per capire, ovviamente non tradendo la nostra identità, in quale direzione poter continuare a crescere
Parliamo di musica strumentale… parliamo di archi… come nasce l’idea degli Ondanueve String Quartet?
Possiamo dire che, ispirati dalla musica che ascoltiamo e con la voglia di rompere quella standardizzazione che attribuiva il genere prettamente classico agli archi, abbiamo deciso di creare questo gruppo per permetterci di esprimerci con i nostri strumenti, facendo la musica che più ci piace.
Tantissimo cinema nel vostro curriculum… come approdate invece alla scrittura di un disco come “Mutazioni”?
L’approccio dev’essere affrontato su più aspetti: classico, in cui c’è una composizione e trascrizione di parti, e meno classico dove, nel corso delle prove e dei live si modifica il tutto in base a ciò che funziona e ciò che risulta pesante o banale.
Che poi sul disco non siete da soli ma ci sono le percussioni di Riccardo Schmitt. Come mai questa esigenza di arrangiamento?
In realtà l’esigenza avviene a seguito di un rendimento. Questa formazione così com’è funziona e ci piace, e questo anche grazie al modo di suonare di Riccardo che riesce ad amalgamarsi perfettamente con le nostre sonorità, cosa davvero non facile per un batterista.