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Random Clockwork: parlando di “Wires”. L’intervista su MIE.

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Nuovo Video per i Randomclockwork. Nuova clip ufficiale realizzato per la title track di questo grande disco d’esordio che ci piace sottolineare come merita.
Si intitola “Wires” la prima opera lavorata in studio con la produzione e la scrittura musicale di Valerio D’Anna del Domus Vega Studio di Isola del Liri.
Siamo di fronte al bellissimo sound digitale che attinge inevitabilmente allo scenario internazionale che arrivava in Italia alla fine degli anni ’90. Strutture poliedriche di grandissimo gusto.
Le infinite connessioni non sono solo quelle tra gli individui, ma anche fin dentro il nostro personalissimo DNA… un disco che apre gli orizzonti di questo scena indie ancora troppo autoreferenziale.

Wires – il videoclip ufficiale


Esordio per i Random Clockwork. Che comunque non nascono con questo disco ma hanno già diversi anni e diverse rivoluzioni interne da raccontare. In breve: da quale storia venite?
Riassumere in breve un trascorso di circa dieci anni risulta difficile. Concerti, festival, premi, a ridosso dei quali abbiamo sviluppato e consolidato la nostra formula musicale, che trova il suo manifesto in Wires. Parallelamente abbiamo imparato a curare in maniera autonoma tutti gli aspetti gestionali di cui una band ha bisogno.
Solo quando abbiamo avuto le idee chiare sull’andamento del settore in questo preciso momento storico, ci siamo sentiti pronti ad affrontare la pubblicazione.
Ed eccoci qui.
Questo mood così evanescente, trasgressivo per il cliché della scena indie attuale… da dove l’avete pescato?
Dal rock, dall’alternative e dalle sue contaminazioni con l’elettronica. Fare musica è sempre stato un modo per raccogliersi, concentrarsi, quasi rifugiarsi dall’esterno.
Viene da sé che siamo sempre stati immuni alle mode.
Ci sono dei video live di voi in rete. Quanto questa musica vive di live e quanto di supporti digitali? Come a dire: che dinamiche nascondono i concerti che non troveremo sul disco?
Anche se si è abituati a pensare all’elettronica come un genere in cui si suona poco, non è così, sicuramente non nel nostro caso. Amiamo suonare, manualmente. Altrimenti che gusto ci sarebbe? E come la stragrande maggioranza dei musicisti, lo scopo di tutto il lavoro è solo e soltanto suonare dal vivo.
Quindi sicuramente la nostra musica vive di live, e proprio nel live trova la sua massima espressione. I nostri concerti sicuramente hanno un range dinamico più ampio rispetto al mastering del disco, ma propongono lo stesso sound, proprio perché in fase di composizione viene già concepito per essere riprodotto dal vivo.

La playlist di Gennaio targata MIE.


E dei due chi vince?
Sono due tipi di ascolto sicuramente diversi. Il live ha il suo impatto sonoro e scenografico, e punta a farci sentire subito, forte e chiaro. Che diavolo ho ascoltato questa sera? Questa è la domanda che vorremo lasciare nella testa di chi assiste ad un nostro concerto.
Ma solo con ripetuti ascolti del disco ci si può addentrare nella natura degli arrangiamenti e delle tematiche trattate, e scoprire veramente il nostro mondo.
Luci ed effetti visivi: quanto è visionaria la musica dei R.C.?
Pensiamo che la nostra musica sia sufficientemente visionaria di suo, e al momento gli unici elementi scenografici a corredo di tale sfaccettatura sono le maschere che indossiamo, che rendono più suggestivo ed estraniante il nostro concerto.
A chiudere: perché l’inglese? Perché non provarci con il nostro italiano?
È stata una scelta del tutto naturale, non ponderata, scaturita dagli ascolti che abbiamo sempre avuto. Ma non disdegniamo assolutamente la nostra lingua, anzi.
Vedremo nel prossimo futuro.

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