Recensione: Alex Castelli – Caduti liberi
C’è tanto della vita di Alex Castelli nel suo album d’esordio “Caduti liberi” uscito alla fine di Gennaio di quest’anno.
Nostalgia, influenze cantautorali e rockeggianti per un album che sembra quasi di denuncia per tutto quello che sta accadendo nel mondo della musica e non solo.
“Stanno uccidendo la musica” singolo estratto dall’album e accompagnato dal videoclip è l’emblema della situazione del mondo della musica indipendente messo all’angolo dal commercio discografico che ha monopolizzato radio e tv nazionali.
Stanno uccidendo la musica, il videoclip ufficiale
Resta comunque una speranza con cui la canzone si chiude e che diventa quasi un inno di speranza per tutto il panorama della musica indipendente italiana. Una canzone che va a segno e che diventa un brano che informa le persone sullo stato della musica in Italia.
Ovvio che questa canzone abbia monopolizzato la mia attenzione, visto che da anni raccolgo i racconti di tanti artisti indipendenti che si trovano sempre più emarginati dai network e di conseguenza dalla società.
Un album molto intenso in cui Alex veste i panni del cantautore e tra una baldanza musicale che racconta il carattere di “Gabriele” e sfoghi rockettari degli altri brani, mette tutto se stesso e il suo bagaglio di esperienze ventennali in dieci brani leggeri ma che “restano” come tormentoni ma che hanno significati ben precisi.
L’album su Spotify.
In alcuni casi, nelle canzoni, Alex piega la musica a suo favore per raccontare delle storie attraverso i versi delle canzoni.
Un buon d’esordio, quello del cantautore bergamasco che ha avuto gli attributi di denunciare lo stato precario della musica italiana non solo come artista ma anche come ascoltatore.
Un coraggio che abbiamo visto in poeti travestiti da rapper come Caparezza con “Prisoner 709” e in Rancore con “Giovani artisti”.
Come direbbe qualcuno: “Buona la prima!”