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Recensione: Pì greco – Il rasoio di Occam

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Le istantanee degli ultimi due anni in un vortice di emozioni nel racconto attraverso le canzoni contenute in “Il rasoio di Occam”, nuovo lavoro dei di Pì greco.

Pì greco è il nome del progetto nato nel 2019 da Riccardo “El pas” Galati e Tiziano “Zenø” Farinacci, conquistati dalla pellicola cinematografica “Il Teorema del delirio” di Darren Aronofsky.

A questo nuovo lavoro discografico giungono dopo la pubblicazione di “Quest’epoca va nell’umido” pubblicato nel 2019 (dopo la nascita) e presentato a Le Mura di Roma; un lavoro che quasi presagiva l’ingresso in una nuova era.

 

L’album è stato anticipato dal videoclip ufficiale di “Non lo so”.

 

“Non lo so”, il videoclip ufficiale

 


Nel video, creato dalla Dadaurban Production, con i disegni di Emanuela Popolo e Patrizio Farinacci e diffuso intorno alla fine di dicembre 2021, il protagonista umanoide vaga a fatica tra gli scorci di Roma, dalla povera periferia al ricco centro, dal Luna Park ai cantieri abbandonati e si ritrova spesso a “oscillare a capestro” sollevato da un corvo, per poi tornare al suo nido immaginario. Il brano ci ricorda che è troppo facile chiudere gli occhi e indossare esclusivamente i propri panni, comodi e colorati, chiudendo gli occhi al cospetto delle realtà “altre”, fingendo che non ci appartengano.

 

Questo lavoro del duo romano rappresenta l’istintività della musica italiana in cui Riccardo e Tiziano ci accompagnano dimostrando che i temi contenuti in “Il rasoio di Occam” non possono essere raccontati a cuor leggero.
Ed è così che brani come “Non lo so” diventa più che un semplice tributo agli invisibili della società, argomento divenuto col tempo una appendice riempita di stereotipi inutili.

 

Quello che viene fuori da questo lavoro di Pì greco è una disillusione mista a rabbia che porta ad una reazione che nasce da chi ha vissuto nelle appendici della società, in quelle periferie abbandonate a se stesse in cui l’immobilismo prevalente rende ostaggio le nuove generazioni dei luoghi in cui vivono ma con la voglia di urlare che ci può essere un futuro migliore in quegli stessi luoghi che vediamo come prigioni.ù

 

IL RASOIO DI OCCAM su Spotify

 

 

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