Recensione: Zerella – Sotto casa tua
Se dovessimo definire con una parola l’album “Sotto casa tua”, il primo lavoro degli Zerella, che segna l’esordio della band irpina, utilizzeremmo la parola “perla”. Già, perchè questo album è una perla, anzi, una collezione di perle. Suoni puliti e brani orecchiabili, che si lasciano ascoltare molto volentieri, già dal primo assaggio, come un ottimo vino d’annata.
Un genere musicale pop leggero che a volte spazia anche altrove, concedendosi qualche digressione, come nel caso di “Brasile 1958” cantata a ritmo di samba e che rappresenta un vero e proprio omaggio alla mitica Selecao che conquistò il suo primo campionato mondiale di calcio in Svezia nel 1958, con la festa liberatoria che si scatenò per le strade di Rio otto anni dopo la grandissima delusione del Maracanazo, in cui i verdeoro avevano incredibilmente perso la coppa contro l’Uruguay.
Terra boa, il videoclip ufficiale.
Melodie molto carine e arrangiamenti ben curati riescono ad arricchire fortemente i testi che affrontano diversi argomenti: dalla storia di chi ce l’ha fatta ad uscire dal tunnel della droga, raccontata nel brano “Nico”, passando per la romantica e allegra “Terra Boa”, in cui si narra la nostalgica attesa di una ingenua sognatrice che sogna e aspetta il suo principe azzurro.
In “Prenderti o perderti”, un pezzo in cui si nota uno stile che un po’ ricorda i vecchi pezzi dei Tiromancino, si avverte quella dolente sensazione di sofferenza per una storia finita, e che esplode quasi in rabbia nella bellissima “Via Vittorio Veneto”, il cui assolo di chitarra completa ottimamente il finale della canzone in crescendo.
Molto bella anche “La chimica degli elementi”, con il suo riff che entra prepotentemente nella testa e accompagna il ritornello. Per quanto riguarda “L’attore”, si tratta della perla nella perla, un brano davvero di spessore, tra i più spettacolari di tutto l’album, con il suo sound corposo, un po’ glitch, che si fonde con un testo molto forte e che nel finale si apre con la nuda e cruda distorsione sporca della chitarra.
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Altro omaggio al mondo del calcio è “Santiago Bernabeu” in cui viene messa in risalto la contrapposizione tra il tempio del calcio spagnolo e un umile campetto di periferia, interpretabile anche come la contrapposizione tra il forte contro il debole. Infine, chiude l’album la bellissima “Hanno preso Bob Dylan”, presumibilmente dedicata a una persona che non c’è più, e in cui vengono fuori delle sonorità e dei giochi di voci e cori davvero impressionanti, capaci di emozionare.
In sostanza “Sotto casa tua” è un ottimo lavoro che, ci auguriamo, possa piacere a tutti quegli ascoltatori in cerca di nuove e alternative proposte musicali, sicuramente da tenere nella propria playlist.