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Un viaggio sonoro emozionale in compagnia di una chitarra. L’intervista su MIE a Roberto Quassolo per l’uscita di “Acoustic Curtain”.

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La redazione di MIE

“Acoustic Curtain” è il viaggio sonoro di Roberto Quassolo. Il cantastorie ha deciso di tornare alla base della canzone proponendo dieci brani in chiave acustica.

 

Un rock avvolgente ed emozionante che tocca fin da subito le corde giuste per arrivare al cuore dell’ascoltatore. Nonostante siano tutte in acustico possiamo ritrovare dei brani con ritmi frizzanti ed intriganti come “Liar”, “Empty Mirror” e “Sea Sirens”.


L’intervista a Roberto Quassolo

 

Un album lanciato attraverso dieci brani in chiave acustica. Cosa ti ha portato a questa scelta “sonora”?

Acoustic Curtain è un progetto che nasce dal desiderio di ridare nuova vita ad alcuni dei brani che maggiormente hanno segnato il mio percorso artistico, ormai quasi trentennale, riproponendoli in una versione intima semplice e spontanea. 

 

Ci sono brani a cui per vari motivi ti senti maggiormente legato, canzoni che ti hanno accompagnato nel corso degli anni e nei confronti delle quali ti senti in qualche misura in debito, nonostante sia stato tu a dar loro vita. E così ti accorgi che le emozioni che queste ti muovono conservano la stessa intensità dei giorni passati e si accende il desiderio di riproporle spogliate delle loro vesti abituali, per dar loro ed in parte anche a te stesso un’ulteriore opportunità, ripercorrendo il percorso della creazione delle stesse a ritroso fino a quel momento in cui gli accordi incontrano melodie e parole.

 

Cosa troveremo ascoltando Acoustic Curtain?

Mi piace pensare ad Acuostic Curtain non come ad un disco da ascoltare, ma da sentire. Al di là delle parole e delle melodie tra le pause, i respiri ed silenzi è possibile emozionarsi come è successo a me, nella realizzazione dell’album, canzone dopo canzone. Prendersi il tempo di sentire consente di trovare quelle emozioni.

 

Domanda tosta ma da fare. Ci sono brani di questa tua nuova creatura discografica a cui sei più sensibilmente legato?

Davvero difficile rispondere, tuttavia mi lascerò guidare come sempre da ciò che sento. Lo scorso anno mi sono dovuto confrontare con la perdita di una persona cara, una ferita ancora aperta nonostante lo scorrere del tempo. Spesso attribuiamo al tempo un potere curativo, ma di che tempo stiamo parlando? Quello scandito dallo scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni non si è rivelato troppo utile, almeno nella mia esperienza. Differente è stato poter attribuire al Tempo una funzione curatrice, generatrice di ricordi trasformandolo e personificandolo in una sorta di curatore sciamanico The Healer che accompagnandomi nell’esperienza di dolore e sofferenza, mi ha permesso di conviverci. Quindi direi Time is a Healer.

 

Time is a Healer su Youtube

 

 

“Acoustic Curtain nasce così, un’esperienza sonora appassionante e coinvolgente che connette passato presente e futuro”. Quali gli elementi artistici, le canzoni o gli artisti che dal passato porteresti nel futuro anche attraverso le tue canzoni?

Davvero una bella domanda. Difficile essere sintetici. Per quanto riguarda gli elementi artistici credo proprio che con me porterei la leggerezza degli anni 60, la creatività degli anni 70, le sonorità degli anni 80 e 90, una misurata dose di tecnologia degli anni più recenti. Decisamente più impegnativa la scelta tra canzoni ed artisti. Cercherò pertanto di rendermi la risposta un po’ più semplice provando ad associare un artista alle dieci canzoni contenute in Acoustic Curtain, immaginandole come cantate da loro. Sarebbe interessante sentire Joey Tempest interpretare Back to the real, Steve lee Empty Mirror, Master of the bright sea me la immagino perfetta per la voce di Eric Martin, e Future world magistralmente rappresentata da Midnight dei Crimson Glory, e poi ancora Sea sirens voices da Chris Cornell e Flying in the wind Roy Khan dei Kamelot, The Age of the light da Jon Bon Jovi e Liar dall’intramontabile David Coverdale, infine per concludere, Victim of changes da Geoff Tate e Time is a healer da Jeff Buckley.

 

Il racconto attraverso le canzoni che si trasformano in immagini. Hai in mente la pubblicazione di un videoclip per uno dei tuoi prossimi singoli?

Sono solito scrivere per immagini, confidando nel fatto che ognuno possa farle proprie. L’esperienza video deve pertanto muoversi nello stesso modo. Non è facile associare immagini a parole, melodie, atmosfere, senza condizionare chi guarda. Il rischio che sento è quello di fornire un’unica lettura possibile di ciò che viene rappresentato. È necessario quindi un sentire comune con chi realizza il video. Fortunatamente la mia esperienza è stata fino ad ora positiva, non escludo quindi, di realizzarne altri.

 

Le sonorità, la determinazione vocale e l’enfasi di alcuni brani fanno pensare ad un album mosso dall’emozione sin dalla sua genesi. Quanto cuore e quanta testa c’è nel tuo modo di far musica?

Non capita molto spesso di riascoltare un disco appena ultimato, tuttavia il legame che si è creato fin dall’origine di Acoustic curtain è stato davvero speciale. Ogni singola nota risuonava così in profondità che in più di una circostanza mi sono commosso durante le registrazioni. Si è trattato di un flusso di emozioni che ha coinvolto in egual misura cuore e testa, ad ogni emozione si associava un ricordo e viceversa.   

 

Nel tuo ventennale percorso artistico immagino tu abbia visto mutamenti e “deformazioni” della musica. Quali sono stati gli anni che ricordi come rivoluzionari per la fase artistica della canzone e della musica e quali sono stati quelli che ne hanno deviato, se possiamo dirlo, il senso stesso della musica?

Ho da sempre amato la rivoluzionaria creatività degli anni 70, il desiderio di sperimentare e creare nuove sonorità, unitamente al bisogno di comunicare in musica i vissuti emotivi dell’epoca. Sono cresciuto al suono della chitarra elettrica e dell’Hard rock e ciò ha inevitabilmente segnato il mio modo di approciarmi alla musica. La musica si sentiva ed era suonata ovunque, per le strade, ai falò, nelle piazze, ancora prima che nei locali. Proliferavano band e si faceva ancora la corsa in edicola a comprare i giornali di musica per leggere la recensione del tuo disco. Dalla musicassetta siamo passati al CD per la gioia di molti, sottoscritto compreso cha ha iniziato a collezionarne più di 2000, attualmente ancora in mio possesso, la musica era aggregazione, desiderio e voglia di stare insieme.

 

E poi siamo arrivati anche troppo velocemente ad oggi, dove le poche band che resistono si posso contare sulle dita di una mano e quelle che si formano scoppiano nel giro di poco, perché stare insieme richiede impegno, tempo, ore passate in sala prove mandandosi a quel paese per poi ritrovare armonia e salire convinti sul palco, perché è la musica ciò che più conta, non le visualizzazioni sui social. I locali chiudono, ma nemmeno più ci si ritrova con una chitarra intorno al fuoco. Ed il cd è stato soppiantato dallo streaming e dal digitale e la musica sembra perdere in parte anche il suo potere aggregante. Per fortuna, tralasciando i costi dei biglietti, esistono ancora i concerti.  

 

Acoustic Curtain su Spotify

 

 

Quanto conta la razionalità e l’irrazionalità nel mondo musicale di Roberto Quassolo?

La realtà, quella che viviamo ogni giorno, sembrerebbe essere dominata dalla necessità di ricorrere a spiegazioni razionali, comprensibili e condivisibili, ma soprattutto che abbiano un senso. Difficile conciliare queste caratteristiche con l’idea di musica e di arte in genere in cui non tutto sempre segue logiche prestabilite, in quanto a prevalere è la passione, l’istinto che rende il tutto spesso privo di senso. Tutti abbiamo bisogno dell’illogicità, anche chi spesso lo nega, poiché è proprio da questa che nasco idee, intuizioni creative, che se ci affidassimo esclusivamente al razionale non avrebbero la possibilità di generarsi. La musica è quindi per me l’intuizione creativa, la possibilità di sapere che se voglio, se lo desidero e ne ho la necessità posso sperimentare l’ebbrezza di perdere la ragione. 

 

Ci sono invece avvenimenti nel tuo percorso artistico che hanno influenzato il tuo modo di approcciarti alla scrittura di un testo o nella visione artistica di un brano?

Nessuno in particolare. Credo che il mio modo di scrive e sentire la musica sia cresciuto e si sia modificato con il mio percorso di vita. Sono abituato a scrivermi addosso, come amo dire, non saprei fare diversamente. Certo gli incontri con musicisti esperti, la loro frequentazione, la possibilità di collaborare con gli stessi ha inevitabilmente avuto delle ricadute, a mio modo di vedere, positive sul songwriting, ma credo non sarebbe stato sufficiente se la vita non mi avesse in qualche modo preso per mano indicandomi la via, il più delle volte quella meno convenzionale, quella che contempla l’irrazionalità, consentendomi la fuga da una realtà dove spesso mi sento costretto. 

 

Quali saranno i tuoi prossimi passi per il 2024?

Ho in programma molte cose. Al momento mi vorrei dedicare alla promozione di Acoustic curtain. Stiamo già lavorando con alcuni collaboratori, e sempre con Lapop, ad un prossimo progetto in italiano sulla scia del “Il Fabbricanuvole”. Contemporaneamente sto cercando di organizzare alcuni live anche all’estero. 

 

Grazie per lo spazio e l’attenzione dedicatami. 

TRACKLIST:

Back to the real

Empty mirror

Master of the bright sea

Future World

Sea sirens Voices

Flying in the wind

The Age of the Light

Liar

Victim of changes

Time is a healer

 

https://open.spotify.com/artist/0LrEvtVAPvgU2ZUR7tusQF

https://www.instagram.com/quassoloroberto/

https://www.facebook.com/roberto.quassolo.94

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