SETTI: il suo ARTO. L'intervista su MUSICA ITALIANA EMERGENTE.
NICOLA SETTI al suo secondo lavoro discografico di inediti in studio. Un progetto digitale e di quel piglio snello che tanto ci piace ed un suono fortificato dalle mode più attuali.
Canzone d’autore 3.0 potremmo dire, un lavoro che si intitola “ARTO” tra le cui righe ritroviamo il lavoro di Luca Mazzieri alla produzione a determinare e codificare la direzione artistica e le scelte estetiche.
In rete il nostro SETTI ci regala due video. Di seguito, fresco di pubblicazione, il singolo “Presente”.
L’intervista a SETTI.
Un disco nuovo che sembra essere una prosecuzione della cresci spirituale. I viaggi, i luoghi, una connessione tra adolescenza e maturità. Sicuro che non è un concept?
Ciao, non è nato come concept perché i pezzi sono stati scritti in momenti diversi nell’arco di circa 4 anni. Quindi quando li ho composti non pensavo a una storia unitaria. Di certo poi per me si sono messi insieme, avevano un senso uno accanto all’altro. Per me Arto racconta una storia e ha una sua progressione.
Luca Mazzieri che ha prodotto artisticamente il disco mi ha aiutato a dargli un’unità e una visione di insieme anche a livello sonico e di arrangiamento. Quindi diciamo per me dietro a Arto c’è un concetto, c’è un’idea di insieme. Io lo vedo come un disco compatto, sebbene la sua genesi sia stata piuttosto lunga e frastagliata.
Cos’è per te l’America?
Per me l’America è soprattutto un serbatoio di immaginario. Sia a livello letterario, che cinematografico o musicale. Ha una sua epica. Poi anche i lati negativi influenzano l’immaginario e le dinamiche mondiali. Quindi il mio è più un sogno dell’America, che può essere anche un incubo, più che un sogno americano.
Sono molto attratto poi dal lato gotico del Sud degli Stati Uniti, diciamo che non ci sono mai stato, è una mia visione. I miei pezzi “americani” comunque non parlano dell’America, utilizzo alcune immagini per parlare d’altro. Principalmente di piccole storie personali, non grandi vastità, Ma forse per me sono piccole voragini, come piccoli canyon e tornadi nelle vite dei personaggi.
Ed invece cos’è per te l’Italia?
L’Italia è il paese dove sono nato. Non sono campanilista o particolarmente patriottico. Amo alcuni aspetti e sono sbalordito da altri, spaventato spesso. A livello culturale ovviamente mi ha influenzato moltissimo. E’ il mio retaggio ovviamente e una rete può essere sia un salvataggio che una trappola.
Da punto di vista del disco Arto, penso che elementi culturali tipici del nostro contesto sociale affiorino in ogni brano, è inevitabilmente il mio retroterra. Poi è il posto dove porto in giro le mie canzoni nei live, dove prendono vita. E incontro tante persone, vedere qualcuno che viene ad ascoltare le canzoni che ho scritto in casa da solo mi sembra sempre un miracolo, a proposito.
Nel cerchio di vetro e di legno, nel cerchio d’oro… mi pare che alla fine chiedi a noi di scegliere dove stare o cosa essere. Tu invece? Hai scelto?
Nel disco parlo della ricerca di un cuore di legno. Era un gioco mio, per il “cuore d’oro” pensavo ovviamente a Neil Young e ai “Chiodi” dei Wolther Goes Stranger che è una canzone che faccio sempre nei live, una delle mie preferite. Per il “cristallo” pensavo ai Blondie a dire il vero, a “Heart of glass” che è un pezzo meraviglioso.
Ho pensato che fosse interessante provare a pensare a qualcuno che va alla ricerca di un cuore di legno. Se il disco rappresenta una serie di cadute, per lo più interne e nel caso forse il cuore di legno è più solido. Mi dava un’immagine di calore. “Con te tutto intorno” ovviamente è il cerchio rappresentato dal disco stesso, che se non viene ascoltato non ha senso di esistere. Non so se si possa scegliere cosa essere o dove essere, forse si può desiderare ma anche in quel caso non so se sia una scelta.
Mi interessa più cercare di capire cosa sono e dove sono, più che sceglierlo, al momento Arto è una ricerca in questo senso per me. La parola Arto poi assomiglia all’inglese “heart” nella mia testa, lo so, mi faccio dei viaggi.
Un disco oggi. Proprio oggi che la vita è solo ad uso e consumo delle industrie pesanti. Che senso ha per Setti?
In realtà col fatto della diffusione dei servizi di streaming e di numerosi altri canali per ascoltare la musica penso ci siano molte più possibilità per chi è curioso di scoprire cose nuove. Molti mi hanno scritto di avermi scoperto in questo modo. L’altro giorno abbiamo fatto il release party del disco.
L’ho suonato tutto. Alla fine c’è stata più di una persona che è venuta a dirmi che a un certo punto si era commossa o aveva pianto. Anche io mi sono molto emozionato durante il concerto. Abbiamo anche riso molto. Direi che valga la pena per questo, che poi non è una pena assolutamente, anzi.
Poi mi interessava raccontare la storia del disco e vedere le reazioni, per capirla meglio anche io. Per condividere qualcosa su cui ho lavorato molto e che è la cosa più bella che potevo fare.Il senso delle cose non lo conosco, se lo sapessi probabilmente non scriverei più. Abbiamo curato molto anche l’artwork e l’oggetto fisico del disco, ha un suo significato, per chi lo vuole scoprire.
La redazione di MIE