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La band emergente torinese dei The Lansbury si presenta. L’intervista su MIE.

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di Salvatore Imperio

A testimoniare che una canzone può fotografare le realtà del nostro presente ecco i The Lansbury, band emergente torinese che con  “Alba”, singolo accompagnato dal videoclip affrontano la delicata questione della violenza sulle donne.

 

Nel video una donna appare completamente inguainata in  costume bianco che la rende simbolicamente prigioniera dei pregiudizi dai quali saprà però liberarsi come si trattasse di una rinascita.

 

Davide Mura (Voce e chitarra), Andrea Oscar Carenzi (Basso) e Luigi De Rosa (Batteria), formano i The Lansbury ed esordiscono con questo singolo che rappresenta un bel bigliettino da visita che dovranno confermare in futuro.

 

Alba, il videoclip ufficiale

 

 

 

L’intervista ai The Lansbury

 

“Alba” è sicuramente un biglietto da visita importante per voi. Come è nata?

 

Alba  è il primo testo che ha scritto Davide. Nasce dall’esigenza di denunciare un fenomeno che miete ancora oggi vittime: la violenza sulla donne. Figlio di una cultura patriarcale che porta troppo spesso a legittimare giustificazioni alle violenze di genere favorendone la produzione e riproduzione.

 

C’è una persona in particolare che ha ispirato questa canzone?

 

Si! Alba nasce dall’incontro tra Davide e una ragazza che gli raccontò la sua storia, i suoi dubbi, la sua voglia di continuare a crederci nonostante le varie difficoltà e perché. Dalle sue parole traspariva una sofferenza confusa, che diverse volte la portava a giustificare episodi di violenza subita. Con Alba abbiamo cercato di riportare la storia così com’è stata raccontata, cercando di annullare i nostri giudizi. 

 

Cercando o sperando di stimolare gli ascoltatori a una riflessione, guidandoli attraverso sonorità a tratti “violente” per cercare di restituire anche la nostra concezione emotiva della storia. Tutto questo perché ci auguriamo che questa ingiustizia venga affrontata e combattuta sempre. 

 

Più che dai poteri che se ne interessano solo in specifici momenti di convenienza, che cestinano le proteste, le richieste dei tanti e delle tante che lottano da sempre contro le violenze di ogni tipo derivate da questo tipo di cultura, dagli individui, dal singolo che, già nel privato, dovrebbe scardinare queste concezioni e preconcetti che ci portiamo addosso da troppo tempo.

 

 

Trasformare le parole di una canzone in immagini è sempre un lavoro che non può essere lasciato al caso. Come è nato il videoclip del vostro singolo?

 

Il video è nato come facciamo musica: confrontandoci, mettendo in gioco le nostre varie idee e lasciandole contaminarsi tra loro. 

 

Come stile abbiamo cercato di non essere troppo didascalici e partendo dal testo: “dipingere la tua identità” abbiamo costruito le immagini che accompagnano Alba lavorando sul concetto della seconda pelle, come gabbia culturale di cui siamo vittime, talvolta in modo anche inconsapevole, e sul segno grafico che evolve fino a diventare tagliente come una lama in riferimento alla sofferenza attraversata fino alla rinascita finale. 

 

Un’identità nuova nata dalla consapevolezza di aver preso in mano la propria vita.

 

 

Tornando al “biglietto da visita” adesso ci sarà una attesa sui vostri prossimi passi. Di cosa parlerete nelle prossime canzoni?

 

Purtroppo ancora non siamo riusciti a finire le registrazioni. Non possiamo ancora tornare da Claudio nel suo studio Brutusvox Music a Torino. 

 

Per questo non vogliamo fare anticipazioni particolari, ma possiamo dire che ci saranno altre canzoni che affrontano problematiche sociali che oggi, anche se celate e ancor più subdole, permangono nella società in cui viviamo e sono sicuramente più forti di prima proprio perché rese invisibili da chi vorrebbe incatenare ad una fittizia idea di libertà i popoli.

 

Siete agli esordi con The Lansbury. Quanto conoscete il mondo della musica e quali sono le vostre aspirazioni?

 

Il mondo della musica lo conosciamo più da ascoltatori, le meccaniche che lo regolano le stiamo scoprendo passo dopo passo. Fa comunque parte del mondo del lavoro, no? perciò ci approcciamo come si dovrebbe fare con un lavoro qualsiasi, cercando i giusti compensi, proteggendo i nostri diritti, in modo consapevole insomma.

 

Le aspirazioni non sono molto specifiche, ci piacerebbe che la nostra musica arrivasse a più ascoltatori possibili anche perchè teniamo molto ai messaggi che cerchiamo di veicolare con i nostri pezzi. Vorremmo suonare molto e per molti e molte.

 

Ultima domanda: in questo periodo di crisi totale della musica, soprattutto nei live, quale sarebbe la vostra idea per sbloccare un settore già precario?

 

Innanzitutto garantire un reddito a chi nel settore ci lavora, e quindi tecnici, artisti etc. Bisognerebbe iniziare distaccandosi dall’idea di profitto che ormai si è impossessata di questo settore, cosa che lo rende per moltissime persone inaccessibile, e iniziare a trovare dei modi alternativi per far si che la musica ritorni alle sue diversità. 

 

Ad oggi pensando all’Italia, la musica che viene diffusa e su cui si investe, spesso, è tutta uguale, si segue il trend del momento. Inoltre, in un periodo come questo forse sarebbe più opportuno riappropriarsi degli spazi aperti (fuori dai locali, o come ai vecchi festival nei parchi cittadini), per permettere anche agli esordienti di suonare, visto che se vogliono farne una professione il modo migliore per farsi conoscere è fare concerti. 

 

Questo significa intraprendere un nuovo percorso, che sicuramente investe anche sulla fiducia e rispetto tra le persone e di autoregolazione garantendo il rispetto del prossimo e della sua salute (oltre che la propria ovviamente). 


Da qui si potrebbe articolare una riflessione lunghissima che però, magari, potremo affrontare dal vivo non appena si potrà tornare a suonare con chi avrà voglia di venire a conoscerci!

 

“Alba” su Spotify

 

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