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UN ELEFANTE NELLA STANZA è il nuovo disco di IVAN TALARICO. L'intervista su MIE.
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Un elefante nella stanza è il primo disco di Ivan Talarico uscito il 10 maggio 2019 per l’etichetta Folkificio.
La redazione di MIE
Le 12 canzoni sono state scelte tra i brani che Ivan da anni porta in concerto in tutta Italia, con la sua chitarra, tra teatri, locali, librerie, case, etc.
Sono “canzoni leggere come nuvole in un giorno di pioggia”, che affrontano con determinazione, poesia e ironia la realtà che ci circonda e ci invade, passando dall’incomprensione (di coppia, ma anche con gli altri e soprattutto con se stessi) all’impossibilità di vivere senza paure, dalla natura effimera e volubile dell’amore al fallimento degli ideali, alla consolazione delle piccole cose. Nel disco si affacciano anche tre canzoni onomatopeiche, che senza parole dicono molto più di quel che possa sembrare.
L’intervista a Ivan Talarico
Ciao Ivan! Prima di tutto benvenuto sulle pagine di MIE – Musica Italiana Emergente.
Hai da poco pubblicato il tuo primo disco ‘Un elefante nella stanza’. Partiamo dal titolo, a cosa fai riferimento?
A un modo di dire inglese “elephant in the room”, che indica qualcosa di molto evidente davanti a noi che però facciamo finta di non vedere. In questo disco guardo con molti occhi e inquadro molte possibilità di parlare di certe inquietudini, di alcuni fallimenti, del rapporto con la fine delle cose. Cerco di stemperare il dramma con la risata, senza però evitarlo o banalizzarlo.
Questo disco vede la produzione artistica di Filippo Gatti. Come è nata la vostra collaborazione?
Da un workshop di scrittura di canzoni organizzato da lui, che ho frequentato. Gli ho fatto ascoltare dei provini, a lui sono piaciuti. Per questo primo disco avevo bisogno di una produzione artistica di cui fidarmi completamente e Filippo è stata una sicurezza. Lui mi ha portato da Gian Luca Figus di Folkificio, ci siamo trovati tutti e tre molto bene e abbiamo iniziato a lavorare per il disco.
L’esibizione al Premio Tenco
L’album contiene 12 tracce scelte tra quelle che hai scritto e portato in giro negli ultimi anni. E’ stata difficile la scelta dei brani da mettere nel disco, o è stato un percorso ‘naturale’?
Ho avuto un po’ di dubbi su alcuni brani, perché ne ho scritti molti in questi anni e quindi avevo l’imbarazzo della scelta. Ma il confronto con Filippo e Gian Luca è stato decisivo per capire cosa inserire e cosa togliere, in modo molto armonico e costruttivo.
Nel comunicato stampa dici: ‘Tutto avrei voluto fare tranne un primo disco a 37 anni.” Ci racconti quindi che cosa avresti voluto fare?
Tutto quello che ho fatto, ma prima. D’altra parte servono molta pazienza e molta impazienza al tempo stesso.
Un elefante nella stanza su Spotify
L’ironia, spesso amara, fa da sfondo alle tue canzoni…
E’ che mi piace affrontare la tristezza ma non darle troppa importanza.
Sei un artista a tutto tondo: cantautore, poeta, teatrante, tieni dei workshop di scrittura creativa. Come vivi questa tua ‘vulcanica’ creatività?
Sono abbastanza lento nel creare, un po’ perché mi piace sviluppare bene i pensieri, ma anche perché le altre cose da fare spesso prendono il sopravvento. Autogestirsi richiede un’attenzione continua. Quello che cerco di fare è dare un’ordine alle giornate, trovare un tempo per scrivere, magari di mattina presto, prendere molti appunti e cercare di svilupparli, leggere e guardare. Ma non è facile essere costanti, è una sfida continua.
Progetti per il futuro? Smetterla di pensare al futuro.