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Canton: un nuovo esordio dopo gli anni ’80. L’intervista su MIE.

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Un grande nome per il pop italiano degli anni ’80, di quando l’America iniziava ad avvicinarsi sempre di più e l’Inghilterra sdoganava anche un certo modo di essere glamour.

Ed eccoli tornare in scena in pompa magna i Canton, dopo anni di silenzio. Dunque un “nuovo esordio” oggi che il mondo è totalmente rivoluzionato.

E sulla scia dei cambiamenti i nostri non si fanno trovare impreparati. Centinaia di migliaia di visualizzazioni sul loro canale YouTube e per questo nuovo singolo “A mezz’aria”: chissà che arrivi anche un nuovo disco.

A mezz’aria, il video ufficiale.

L’intervista ai Canton

Ovviamente ci rivolgiamo anche a progetti ben oltre l’esordio. La vostra carriera ha davvero tanto da raccontare. Una prima curiosità: oggi siete tornati in scena ufficialmente. Cosa avete trovato di nuovo? Immagino sarà cambiato tutto…

Sparavamo fosse cambiato tutto davvero … invece a parte il fatto che un artista oggi si può produrre più facilmente da solo, visto le tecnologie che permettono ottimi risultati anche con studi di registrazione non da milioni e quasi in casa, per quanto riguarda la promozione e diffusione dei propri prodotti si è ancora più di allora legati ai grandi canali editoriali.

Se non si fa parte di uno di essi si possono raggiungere più e più volte le vette delle classifiche indipendenti – come abbiamo fatto noi negli ultimi 10 anni dalla re-union – e avere degli ottimi passaggi su moltissime radio regionali, ma la strada alle poche ma importantissime, a livello popolarità, network nazionali rimane chiusa a priori. Si riceve come risposta alle proposte dei pezzi un bel “no per motivi editoriali” e punto.

Dagli anni ’80 a oggi di certo è cambiato radicalmente ogni cosa. In primis internet e il modo di fruire della musica. A voi sta bene? Vi ci trovate?

Ci troviamo benissimo perché tutto è più facilmente raggiungibile e fruibile sia come ascoltatori che come artisti. È facile pubblicare i propri prodotti come artisti e si trova di tutto come ascoltatori.

Questo non vuol dire che sia facile raggiungere i grandi circuiti di distribuzione perché i miliardi di visualizzazioni che servono oggi per essere conosciuti sono comunque conseguenza di grossissime campagne promozionali principalmente sui grandi network ma anche i circuiti come spotify e simili sono soggetti ai grandi promotori editoriali.

Cosa pensate del gratis, dello streaming, delle visualizzazioni? Non trovate sia un controsenso dare gratis il proprio mestiere?

Di gratis non c’è niente per chi ha alle spalle una grossa promozione e un bravo editore. I soldi girano lo stesso ma invece che sul giradischi (vendendo fisicamente i dischi come una volta), oggi si parla di edizioni, quote di royalties, e di concerti.

“A mezz’aria” sembra riprendere il filo pop romantico a cui in qualche modo ci avete sempre abituati. Avete mai pensato ad una netta rivoluzione dello stile?

Beh, da “Sonnambulismo” a “A mezz’aria” direi che lo stile si è ben evoluto e reinventato. Se poi ascoltiamo gli altri pezzi presenti sul nostro canale youtube che ha raggiunto quasi i 10 milioni di visualizzazioni (grande orgoglio per una band indipendente senza grossi contratti editoriali come dicevo prima) si vede chiaramente che, anche se qualche cosa dal passato ovviamente ci si porta dietro, noi  guardiamo decisamente al presente e al futuro per quanto riguarda evoluzione stilistica sia nella composizione che negli arrangiamenti…

“A mezz’aria” su Spotify

 

E sappiamo che uscirà tutto soltanto in vinile (almeno una parte) e non in streaming gratuito, almeno per il momento… come mai questa scelta?

Sai quando nel Natale del 71, i miei zii mi regalarono il vinile di “Sticky Fingers” (dietro mia richiesta), letteralmente impazzii. Ero già impazzito per “Brown Sugar”, uscito in 45 giri qualche mese prima, ma l’album mi accompagnò, insieme ad altri lavori importanti di quegli anni, ancora per molti, molti anni. Mi capita di ascoltarlo ancora.

Cerco di allungare un po’ la broda – per non bruciare l’album ancor prima di averlo pubblicato – in questi anni, che bruciano tutto, ancor prima di averti messo sulla graticola (il piatto/ilgiradischi). Che dire? Mi piacerebbe che i lavori che pubblico non temessero il confronto con quelli che hanno fatto la storia della mia vita musicale.

Sulle prime, con la nausea alle orecchie ( per i troppi ascolti), mi pare che le canzoni che scrivo non siano in grado nemmeno di allacciare una scarpa ad esempio a “thinks of me with kindness”… mah, dirà il tempo. Il mio tempo verrà? Non credo, non m’importa, la musica è il mio Daimon. E poi? E poi basta.

Aspettiamo un prossimo video e singolo… arriverà?

Probabilmente si, anche se adesso stiamo pensando a chiudere questa raccolta di singoli iniziata due anni fa che si chiama “Uno su tre”, un singolo ogni tre mesi, alla quale abbiamo lavorato con qualche ritardo per via delle pause obbligate del covid e che vogliamo chiudere con tre inediti per fare uscire l’album finalmente completo.

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