Da Torino una nuova prospettiva sul rock italiano: gli Psychokiller.
Per recensire Dead City Life, l’album di debutto del power trio Psychokiller, analizzerò in primis il singolo Fight For Your Rights, un lavoro successivo all’esordio discografico, il cui video è disponibile su YouTube.
Il testo trae ispirazione dalla vicenda di Lucia Annibali, (l’avvocatessa di Pesaro sfregiata in volto con l’acido da due sicari assoldati dal suo ex fidanzato) ed inneggia al coraggio ed alla capacità di rialzarsi, anche quando la vita sembra averti messo k.o, mettendo così in evidenza un’incredibile varietà di argomentazioni perfettamente riscontrabili anche nel loro cd.
Di formazione piuttosto recente (2013), gli Psychokiller si avvalgono del suono distorto, potente e profondo di un’inconfondibile Gibson Diavoletto come quella suonata dal chitarrista degli AC/DC Angus Young e, proprio come vuole la tradizione hard rock, la batteria accompagna sapientemente la chitarra elettrica ed il basso, il quale però si concede anche delle licenze da solista. Impossibile biasimare la scelta di non oscurare il magnifico suono di un Fender Jazz come quello di Cliff Williams (AC/DC).
Dopo aver ascoltato Dead City Life non posso non concordare con chi lo ha definito un buonissimo esempio di garage rock, forma primordiale del punk rock. Ho estremamente apprezzato “Intro”, un ottimo inizio totalmente strumentale e ben articolato, mentre le restanti tracce, anche se molto buone, evidenziano a mio parere una dicotomia a carico del cantante e chitarrista della band. Se da un lato il nostro orecchio può tranquillamente godere di ottime capacità tecniche di un musicista ben formato, dall’altra percepisce una ancora immatura personalità vocale che fatica ad esplodere in tutta l’arroganza e l’esplosiva energia che un frontman deve possedere se vuole lasciare il segno in un genere musicale che ad oggi ha detto molto. La voce c’è, è bella ed appropriata, le manca solo il salto di qualità per poter perdere quell’aria di gruppo scanzonato.
Con questo progetto gli Psychokiller effettuano un’ottima trasposizione del loro bagaglio musicale e culturale, contaminando le tracce del loro album con indizi continui sui capi saldi della musica che hanno contribuito alla loro formazione: dal suono graffiante degli AC/DC, alle tematiche tipiche dell’heavy metal del brano “The Reaper”, in cui la morte col suo mantello e la sua falce potrebbe tranquillamente rimandare a quella di “Dance of Death” degli Iron Maiden, da “You” che omaggia le sonorità tipiche dei Foo Fighters , alle ballate “Lost” e “Take Your Smile” che sono state definite “bonjoviane”.
A chi taccia questo album di monotonia io rispondo definendolo invece melodicamente coerente, caratteristica imprescindibile per quegli artisti che decidono di non assecondare i capricci e i tempi ristretti del mercato discografico, perché fare musica ed essere musicisti è soprattutto lavorare su sé stessi.
Se questo difficile processo sarà svolto con cura, l’approvazione del pubblico non tarderà ad arrivare e per quanto mi riguarda credo gli Psychokiller siano veramente sulla buona strada.
La redazione di MIE