Dalla sala prove allo studio di registrazione
Quale correlazione esiste tra sala prove e studio e quali sono gli accorgimenti da adoperare per arrivare preparati alla registrazione?
Una delle sorprese che spesso accadono durante la registrazione è quella di accorgersi di errori armonici oppure di strani incastri fra gli strumenti. E’ evidente che esiste una discrepanza tra sala prove e studio ed è conseguenza di più fattori.
Anzitutto le sale prova sono spesso piuttosto piccole perciò, nella necessità di bilanciare il volume naturale della batteria con quello degli altri strumenti amplificati, si arriva a suonare con volumi piuttosto elevati. Dal punto di vista fisico acustico si scatena una sorta di compressione meccanica da parte dell’orecchio il quale cerca di “difendersi” dall’elevato livello di pressione sonora. Questo si traduce in una limitata capacità di analisi dei dettagli. In studio, invece, nella maggior parte dei casi ciascuno strumento è separato acusticamente e ci si ascolta attraverso un sistema di cuffie dove, ovviamente, i volumi sono regolabili e per caratteristiche proprie del sistema di ascolto si ha maggiore dettaglio nel mix. Per contro, si riduce la sensazione di coinvolgimento soprattutto in generi come il rock.
Il secondo aspetto è legato alla capacità di ascolto di ciascun musicista verso gli altri. Ed è sicuramente il più importante perché non solo aumenta la capacità di rendersi conto di errori o scelte inadatte ma pone le fondamenta per il cosiddetto “suono di insieme”, quella sensazione che fa percepire all’ascoltatore un suono unico invece di tanti elementi distinti. Ovviamente questo richiede che ciascun componente della band abbia padronanza del proprio strumento e della propria parte da eseguire.
Il metodo migliore per iniziare a capire cosa sta succedendo è quello di elaborare una preproduzione. Le modalità con le quali può essere realizzata sono innumerevoli ma il concetto di fondo è sempre lo stesso: generare una stesura del brano sotto forma di bozza che dia la chiara visione di quella che è l’idea del brano in tutte le sue parti. Non è importante la qualità del suono, in questo step è fondamentale la parte artistica e musicale. La preproduzione riguarda quindi la prima forma sonora del brano (composizione, testi e arrangiamento) ed è per sua natura un cantiere aperto ad esperimenti, correzioni, idee. Di preproduzione ne parlerò molto nei miei futuri articoli perché spesso è sottovalutata quando invece rappresenta una bella fetta in termini di importanza nella catena della produzione musicale.
Intanto, già registrarsi con un qualsiasi apparecchio e riascoltarsi è un inizio. Si può già intervenire su diversi aspetti e, soprattutto, rendersi conto del livello al quale ci si trova rispetto alle aspettative. Un ulteriore step può essere quello di confrontarsi con i propri riferimenti (se ci sono) e capire quello che manca e quello che si può migliorare.
E’ doveroso specificare che quello che ho scritto non è applicabile a tutti i generi musicali, ma direi ad un buon 90%. Chiaro inoltre che questo articolo riguarda in particolar modo le band.
Tornando a ciò che separa la sala prove dallo studio direi che è una questione di finalità. In sala prove si va principalmente per “tenersi in forma”, mantenere gli ingranaggi del gruppo ben oleati. Può essere sicuramente un luogo dove nascono idee ma il suo ruolo principale resta quello di una palestra musicale. Esso dovrebbe essere utile alla preparazione di un evento live ma anche alla messa in pratica di ciò che è stato abbozzato in preproduzione. Lo studio di registrazione invece dovrebbe rappresentare l’arrivo della corsa, il luogo e il momento dove si conclude la realizzazione del prodotto finale prima della sua pubblicazione.
Ivano Giovedi