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Il 28 Febbraio esce "INTERRATO DELL’ACQUA MORTA", il primo album di STEFANO BATTISTELLA

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Mi chiamo Stefano Battistella, ho ventidue anni, studio filosofia e scrivo canzoni.”

Così si presenta Stefano Battistella giovanissimo cantautore veronese classe 1991 e studente di Filosofia. Stefano suona per tutta l’adolescenza con i No Land’s Man, band post-rock veronese di cui è frontman e autore dei testi in lingua inglese e delle musiche. Terminata l’esperienza con i No Land’s Man inizia a scrivere pezzi in italiano.

La composizione con pianoforte e chitarra gli dà il pretesto di buttare giù pensieri dell’umore del momento. Interrato dell’Acqua Morta nasce con i primi 4 o 5 pezzi registrati in uno studio in Valpolicella: poca roba, pochi soldi, come sempre…

Le sue canzoni piacciono subito al ragazzo che gestisce lo studio di registrazione, Cristiano Tommasini bassista dei Sin Circus e O’ Ciucciariello, il quale a sua volta chiama un paio di amici, Bruce Turri, batterista de Le Maschere di Clara e Giordano Sartoretti (tromba e flicorno) degli Allegrovivobis. E la band è fatta!

Si suona, si suda, ci si crede” ed ecco le dieci tracce che compongono Interrato dell’Acqua Morta, un disco e una via di Verona; un canale che è stato interrato dopo un’alluvione e insieme un suono che ristagna nelle acque sporche del vissuto quotidiano del giovane artista alla sua prima esperienza da solista.

Contenuti immediati (Ne ho piene le palle), ironici e ispirati da filosofiche letture pomeridiane (La professione di fede del biscotto savoiardo, L’autodidatta), seguite da impennate di rabbia (La Sbronza del Secolo),banaliesperimenti giovanili (Morte Nera),l’amore nelle sue declinazioni(Angelica e Perra sin amor), metafore biologiche (il mollusco Ascidia che, raggiunto lo scoglio cui attaccarsi, si libera del suo sistema nervoso).

Racconti e situazioniche sfuocano il confine tra serio e faceto, interpretate da una voce versatile e con un lavoro melodico e armonico tutt’altro che assente. In copertina la scelta di rappresentare la rabbia “impagliata”, una volpe imbalsamata il cui urlo si perde nell’infinito silenzio. 

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