Metti una sera con Eduardo. Patrizia Cirulli in concerto all’Auditorium Novecento di Napoli

Metti una sera con Eduardo. Metti un venerdì in un posto ignorato e di cui non pensavo l’esistenza: e pensare tutte le volte che passavo per Via Mezzocannone, proprio a due passi. Mettici anche quella frase ricorrente che gira nella testa in ognuno di noi:”Io vulesse truvà pace”, e allora metti anche dieci poesie del maestro De Filippo che incontrano dei musicisti e una grande voce.
Dieci poesie in canzoni che trasportano; ma le poesie sono poesie e le canzoni sono canzoni e allora ci pensano Patrizia Cirulli con la sua voce, Renato Caruso alla chitarra, e Mattia Boschi al violoncello, e Giuseppe Mazzotta alle percussioni a creare la magia.
Nello storico Auditorium Novecento di Napoli, grazie a Francesco Paracchini e la storica L’isola che non c’era si è assistito a qualcosa di prezioso incredibilmente importante.
Il motivo è presto detto: non si è mai caduti nel commerciale ma si è partiti e rimasi nell’arte, nella cultura.
Quella cultura che fa incontrare le persone e fa mettere in discussione se stessi come ha fatto Patrizia Cirulli, milanese, nel saper cantare Eduardo De Filippo: provate a mettervi in discussione tenendo tra le mani le opere di un maestro.
Grazie anche al contributo di Gaetano D’Aponte (Premio Bianca D’Aponte), la Cirulli ha interpretato magnificamente le poesie di gigante della cultura italiana.
Ospiti della serata all’insegna della lingua napoletana
Alla serata sono intervenuti anche chi ha valorizzato l’arte la musica del sud la meravigliosa Fausta Vetere (Nuova Compagnia di Canto Popolare) e chi con passione porta avanti la lingua napoletana in una veste pop-cantautorale con Davide Sansone voce dei Foja.
Non me ne vorrà Davide Sansone se per lui ho c’è solo una citazione, ma è con l’arrivo sul palco di Fausta Vetere che si è letteralmente entrati definitivamente, durante la serata, nella definizione di cultura, quella avvolgente, coinvolgente e che ti fa percepire ogni singola particella di emozione.
Quando Fausta Vetere arriva a interpretare “Io vulesse truvà pace” ci arriva a trasmettere ogni singola emozione contenuta in ogni singola parola di quella meravigliosa e malinconica poesia.
Tutto il resto lo lascio per me, per gli spettatori, per i lavoratori della cultura e dello spettacolo, per i musicisti e non per ultimo per Patrizia Ciruli, Davide Sansone e Fausta Vetere perché è troppo prezioso sminuire tutte le emozioni provate in un semplice racconto di qualche riga.
Come detto da Patrizia Cirulli è il timore di essere all’altezza di quando si tocca qualcosa di sacro enorme che mi fa capire se c’è un artista o meno sul palco.
Ecco, spero di essere stata all’altezza di avervi raccontato una serata di cultura e di arte, entrata in cuori del pubblico e che resterà certamente impressa nella mente dei molti presenti per tanto tempo ancora.