Recensione: Davide Solfrini – Muda
In giapponese significa “spreco di tempo”, ma ascoltare le canzoni che compongono questo album è tutt’altro che una perdita di tempo. Il titolo dell’album è Muda e lui è Davide Solfrini, giovane trentenne nato e cresciuto a Cattolica e da sempre protagonista di più band locali. Ascoltandolo ti rendi conto che quando il testo di una canzone si fonde con un arrangiamento ben fatto prende forma il vero pop italiano d’autore.
Si inizia proprio con il brano che dà il titolo all’album, Muda, brano dai tratti folk-rock, che rappresenta tutto ciò che ruota intorno alla vita ma che la routine giornaliera cerca di eliminare interrompendo quelle che sono le idee creative, la canzone è una premessa di quanto ascolteremo in seguito. La melodia introspettiva e la fusione di melodie acustiche e modernismo elettrico fanno di Binari una traccia che fa vivere momenti di riflessione a chi ha visto passare treni che corrono veloci davanti agli occhi e a chi di quei treni invece ha visto solo la coda andare via, il testo viaggi sui “binari” sicuri di un arrangiamento lineare e senza sorprese. Marta al telefono è una canzone la cui musica ricorda la limpidità dell’acqua che scorre, una ballata dai toni leggeri e dalle morbide chitarre elettriche. Davide sposta l’attenzione sul livello di soddisfazione che ognuno ha della propria vita con il brano Ti piace quello che mangi? Facendo riflettere sull’ egoismo delle persone che cercano di classificare l’amore quando invece andrebbe solo vissuto.
Ne La vita degli altri, titolo tratto dall’omonimo film, ci si perde nella confusione dell’amore fino a confondere, come dice una frase della canzone, “la posta in arrivo con l’amore di Dio”. Il ritmo di Domenica introdotta da un giro di tastiera ricorda un folk italiano anni ’80 dall’arrangiamento semplice ed essenziale che al secondo ascolto già si fa ricordare. Cristallo, ricca di immagini fatte di ricordi, promesse, speranze e amori, grazie al pianoforte dona un tocco in più per scacciare la malinconia. Amore cercato, amore perduto, storie di vita di sempre che Davide racconta con la semplicità di una persona vissuta. Chiude l’album La mia bambina, canzone fatta di immagini e di momenti che riporta alla mente un lungo rettilineo nel deserto che si perde in un orizzonte. Davide Solfrini, oltre ad aver usato chitarra, mandolino e cervello ha tirato fuori questo album dal cuore, rendendolo semplice, non banale e che se ascoltato con la giusta attenzione potrebbe trasformarsi in una piccola rivelazione. Ritornando al significato del titolo, a mio avviso, anche se il lessico potrebbe sembrare negativo io penso che si dovrebbe andare oltre l’apparenza delle parole. Il tempo sembra essere padrone della nostra vita ma in realtà siamo noi che possiamo scegliere se usarlo o perderlo, e per una volta avere il coraggio di perderlo rende liberi.