La sperimentazione raffinata dei Leda. L’intervista su MIE.

“Memorie dal futuro” è il lavoro discografico nato dall’incontro di Enrico Vitali, Serena Abrami, Fabrizio Baioni e Mirko Fermani che hanno dato vita ad un nuovo elemento nel mondo della musica italiana indipendente chiamato Leda.
Un album raffinato in un cui la sperimentazione musicale e la poesia danno vita a qualcosa che va al di fuori dei canoni italiani di musica.
Nembutal, il videoclip ufficiale
L’intervista ai Leda.
Benvenuti su MIE, ragazzi. Quanta ricerca c’è nelle canzoni e nella produzione musicale dei Leda?
Innanzitutto grazie a te e MIE
La musica dei Leda è una musica senza sovrastrutture, che nasce libera e “di pancia”.
Lavoriamo sul “togliere”, che è molto più difficile del mettere tutto quello che ci passa per la testa e per ogni brano ricerchiamo il suono giusto, il timbro giusto.
Le canzoni hanno sin da subito una loro identità: siamo quattro musicisti con diversi lavori discografici alle spalle e il nostro intento è sin dall’improvvisazione abbastanza chiaro, tuttavia è proprio nella cura dei dettagli che investiamo la maggior parte delle energie.
Il vostro album, “Memorie dal futuro”, è stato un incontro tra musica sperimentale e testi che tendono alla poesia. Come sono nati i testi delle canzoni e quale è stato l’approccio per la nascita di ogni canzone contenuta nell’album?
A parte “Il sentiero”, nato con una melodia che già conteneva il testo e le note di basso sotto in una sorta di epifania, le altre dieci tracce del disco sono state composte in più mandate: da un riff di chitarra, ad esempio, è uscita una melodia su cui sono state inserite le parole oppure abbiamo riadattato un testo già compiuto per una precisa melodia oppure il testo stesso ha ispirato l’ armonia. Insomma, non c’è una regola precisa ed ogni volta il processo creativo è diverso, ma tutto è sempre accomunato da un sentire profondo e sincero.
Per i testi, Serena ha collaborato con lo scrittore fermano Francesco Ferracuti.
I Leda su Spotify
Sia il vostro album che quello che rappresentate anche a livello di immagine ha qualcosa di molto particolare rispetto agli standard a cui è abituata la musica italiana. Quali sono state le influenze artistiche che troveremo nelle vostre canzoni?
Facciamo la musica che ci piace ascoltare ed inevitabilmente quella che abbiamo ascoltato di più (ci vengono in mente gruppi italiani “storici” come Csi, Verdena, Marlene, Massimo Volume, Dischiplinatha, Ustamamò) ci finisce dentro.
Ma sul fronte internazionale spaziamo da Chelsea Wolfe ai Balthaza. Un gruppo che ci piace un sacco ultimamente sono gli Sleaford Mods.
Oltre ai Leda siete impegnati in altre realtà artistiche. Quali sono e cosa hanno differente dalla visione di musica dei Leda?
Leda è il mix di percorsi diversi, Leda è il nostro gruppo. Tuttavia ognuno coltiva i propri progetti, perché la volontà espressiva di ognuno ha bisogno di diverse forme.
Citiamo i più importanti: Serena, alla voce, ha due album come solista sotto il suo nome e cognome, Enrico, alla chitarra, era frontman di una band post wave “Disorder” e con Serena condivide l’attuale progetto di matrice anglofona “Bankey Moon”, di prossima uscita.
Fabrizio, alla batteria, per anni batterista della band “Drunken Butterfly”, ha il progetto solista “Cirro” ed è anche parte di una superband di cui sentirete parlare. Mirko, al basso, ha il suo progetto synth wave “Juno Verne”.
Quali sono i prossimi passi dei Leda?
Stiamo scrivendo il prossimo album e presto andremo in studio.
Nel frattempo, finiremo la promozione di “Memorie dal futuro” (Il Piccio Record) che ad aprile ha compiuto un anno e per la fine del 2020 uscirà l’ultimo video dell’album, per la traccia “Il sentiero” con la partecipazione di Marino Severini dei Gang e la regia di Giorgio Cingolani.
MIE Vol.20 – La playlist di Agosto firmata Musica Italiana Emergente