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Nonnon: “L’inganno di un mondo ideale” è il loro album. L’intervista su MIE.

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di Salvatore Imperio

L’inganno di un mondo ideale è il titolo dell’album della band bresciana dei Nonnon, pubblicato per Reincanto Dischi lo scorso anno.

Un album recensito dal sottoscritto e che mi ha piacevolmente sorpreso per la maturità e la consapevolezza artistica della band che trasmette in ogni canzone. (leggi la recensione)

L’arrangiamento e la produzione artistica sono a cura della band formata da Alec Gardini Dario Gubbiotti, Domenico Peluchetti, Luigi Viani, Roberto Pittet, Paolo Ghirardelli.

Ospiti speciali nell’album sono Mario Ciardulli (voce narrante), Matteo Fiorin (banjo in “Fine condanna” e Francesco Viani ( basso in “Questo bel viaggio”).

 

Nina, il videoclip ufficiale

 

 

L’intervista ai Nonnon.

Ragazzi, benvenuti su MIE. Mi sembra logico far conoscere una delle band che mi ha maggiormente impressionato. Parliamo immediatamente dell’album. Da “L’inganno di un mondo ideale” traspare immediatamente una maturazione e una consapevolezza artistica. Da quanto tempo avevate in cantiere questo album?

Ciao a tutti! Anzitutto grazie mille per l’opportunità e per i complimenti… troppo buono!
“L’inganno” non è determinabile in un solo tempo. Diciamo che dalle bozze alla sala è stato un attimo. Avevamo l’impressione di avere del materiale super e non vedevamo l’ora di inciderlo. In sala è stata una vera ricerca del prodotto inappuntabile.

Ci siamo soffermati su ogni minimo dettaglio, finché non abbiamo sentito suonare il disco che volevamo! Diciamo che ci sono voluti un paio d’anni. L’esperienza in studio ci ha permesso di sviluppare maggiormente le nostre potenzialità creative, permettendoci di perfezionare al meglio il prodotto finale mantenendo comunque un minimo comun denominatore per ogni brano: ogni pezzo è frutto di una esperienza live e riproducibile dal vivo.

Quindi i brani sono studiati per permettere comunque di poter essere suonati al 90% come da disco. 

 

Da indipendenti siete andati un po’ controcorrente non pubblicando qualsiasi produzione sui digital ma mirando ad un album ben fatto. Cosa pensate dell’abuso che tante giovani speranze fanno del web e soprattutto dei digital store?

Siamo figli degli anni 80 e 90… non uscire con un bel CD, confezionato ad arte con un super lavoro grafico – per noi – non aveva senso.

Per le generazioni di adesso è tutto molto più immediato. Basi, software, autotune e via… e magari il testo passa in secondo piano… Ci si accontenta della melodia orecchiabile o del groove incalzante. Una bella confezione ma povera di contenuti. Alcuni fanno tutto (o quasi) homemade, comprimi, pubblichi e poi ci costruisci la storia attorno. Non che sia semplice, per carità… ma è diventato tutto un po’ dozzinale. A noi piacciono le belle storie, incuriosire se possibile, dare profondità al testo di un brano, accompagnarlo con la musica e con le immagini. Il booklet nel nostro lavoro è fondamentale, è un qualcosa di fisico da leggere, rileggere e interpretare… le immagini stimolano la fantasia e danno un ulteriore punto di vista sul nostro disco che è composto da idee, racconti, musica e immagini.  

 

La prima canzone che avete scelto per rappresentarlo in un videoclip è “Nina”. Come è nata questa canzone e chi ha influenzato la stesura della storia raccontata in questa canzone?

“Nina” è un pezzo che racconta di una persona splendida. Vorrebbe essere un omaggio, ancorché misero se paragonato a quanto Nina ha dato a noi.

Il brano è venuto quasi automaticamente. Il testo è stato scritto a tutto cuore, la musica l’abbiamo suonata quasi al primo colpo. Ci sono pezzi che nascono davvero da soli. (cit.)

 

MIE Vol. 15 – la playlist di Marzo firmata Musica Italiana Emergente

 

Come è nato il videoclip?

Nina ha sempre incarnato i valori di famiglia, bontà e condivisione. Ci ha sempre accolti tutti nella sua casa. È stata un po’ la nonna di tutti. Ci siamo chiesti cosa potesse raffigurare bene questa condivisione e abbiamo puntato molto sulla convivialità.
 

Quali sono stati gli elementi e le persone che hanno ispirato le canzoni di “L’inganno di un mondo ideale”?

Gli elementi che l’hanno ispirato sono certamente i Nonnon.
La nostra voglia di fare la musica che ci piace, indipendentemente dal genere, dalla durata del brano o dalla forma, ci ha permesso di svariare senza vincolare le scelte ad un criterio commerciale.
 
Il discorso vale anche per le influenze, che sono diverse per ciascuno di noi e che sono state tutte prese in considerazione ed elaborate nei vari pezzi.
 
Nei brani trasfigura un modo di vivere e pensare che al momento nasce dalla penna di chi scrive ma che si sviluppa e viene condiviso con tutti i membri della band. Raccontiamo esperienze di vita personali o di persone e amici conosciuti all’interno della sfera di amicizie comuni, esperienze lavorative o ispirate dalla lettura di un libro. 
 

L’album dei Nonnon su Spotify

 

 
Le vostre influenze artistiche nel sound di questo album?

Completiamo quanto anticipato nella domanda precedente sottolineando che sono svariate ed eterogenee.
Si passa dal cantautorato italiano ai grandi gruppi rock degli anni 70-80-90, fino all’alternativa di nicchia.
Insomma… abbiamo ascoltato proprio tutti i nostri slanci musicali.
 

Il futuro dei Nonnon. Cosa state mettendo in programma per il 2020?

Qualche concerto live, anche se siamo pachidermici e riuscire a conciliare impegni e tempi di un sestetto non è semplice… Soprattutto tanto lavoro in studio: abbiamo un paio di idee per un EP interlocutorio e stiamo già suonicchiando qualche nuovo riff… ci sarà da divertirsi a breve! 

 

Grazie ragazzi, è stato un piacere conoscervi e ascoltare “L’inganno di un mondo ideale”.

Di nuovo grazie a te!!! Quest’opportunità per noi è magica e che tu ce l’abbia concessa ci rende raggianti e per sempre riconoscenti!!!

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