Terza ed ultima parte dell’intervista a DIEGO MANCINO
“Un invito a te” è un album che ritengo meraviglioso per testi e musica. come sono nate le canzoni che sono contenute nell’album?
Le canzoni di questo disco hanno storie molto diverse tra loro. Alcune sono state scritte come flussi impetuosi di creatività altre sono nate da riflessioni molto intime e quasi solitarie. la scaletta del disco poi ha avuto una forte intromissione dei fans che in alcuni casi hanno scelto i brani che sarebbero finiti nel disco, dopo aver fatto ascolti dei demo a casa mia con alcuni di loro. Insomma in qualche modo è stato un disco collettivo, almeno in parte.
La nascita di una canzone poi ha sempre qualcosa di magico e a volte inaspettato.
Il brano “Avere fiducia” lo abbiamo fatto io e Stefano Brandoni nella sua stanza mentre guardavo fuori dalla finestra, altre con Faini a Roma o Milano mentre cercavamo strade compositive nuove per me e per lui..insomma potrei dire che le canzoni di questo disco sono state il cemento di alcune mie relazioni che sono una vera fratellanza della quale sono grato e orgoglioso.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso le nove canzoni contenute in questo album?
Potrei dire che sono canzoni verticali che aiutano ad avere empatia.
L’empatia va esercitata, allenata, va insegnata, perchè ho l’impressione che sia un sentimento evaporato in questi anni di confusione e paura.
Una delle canzoni è la cover di “Ragazzo mio” di Luigi Tenco. che significato ha questa canzone per te e quanta importanza ha Luigi Tenco nel tuo modo di fare musica?
Tenco e le sue canzoni accompagnano la mia vita da sempre, da quando sentii mio padre suonarle nei nightclub quando ero un ragazzino. Le parole di questa canzone andrebbero insegnate a tutti i giovani, a scuola perfino. E’ una canzone che inneggia al coraggio, a levarsi dalla massa, a mirare alto e non farsi incastrare dalle bugie del pensiero massificato.
Ho registrato questa stupenda canzone anche per chiudere in qualche modo un cerchio, con me stesso e con il mio passato. Mi ha emozionato moltissimo cantarla. la sentivo mia, mia nel profondo, come un comandamento laico, come una legge naturale. Amo Tenco e amo la musica di quegli anni, ma davvero non ho lo sguardo rivolto al passato, credo che il testo di “Ragazzo mio” sia assolutamente contemporaneo, valido oggi e valido per tutti.
Sarà un pò scontata come domanda ma quanto sono importanti i live per chi, come te, fa musica?
Suonare dal vivo è fondamentale per mille motivi, e a me piace moltissimo. anche se proprio per il fatto di non esser mai appartenuto a nessun movimento in particolare, per me è difficile organizzare dei tour. Ma questo è il prezzo che pago per essere un artista diverso.
A volte ho sentito dire da chi organizza i live che non sanno come vendermi (!!) ma credimi a questo punto della vita mi fa sorridere e provo anche un certo imbarazzo per loro che a volte anche in buona fede si trovano tra le mani un artista del quale non sanno bene cosa fare.
Io dal vivo sono molto generoso e mi do senza riserve. amo cantare, lo faccio lasciando davvero libera la mia anima, è quasi straniante per me, come qualcosa di superiore e intimo allo stesso tempo.
Cosa ne pensi delle cover band e delle tribute band?
Mi fanno cagare moltissimo
Parliamo di presente e futuro.
Quali sono le tue attività artistiche in questo periodo e quali saranno quelle future?
In questo momento ho terminato alcune musiche e una canzone per il film “ Finchè c’è prosecco c’è speranza”, in uscita a ottobre tratto dall’omonimo romanzo di Fulvio Ervas, opera prima del regista Antonio Padovan.
Abbiamo lavorato insieme io e Stefano Brandoni come spesso ci è capitato e lo abbiamo fatto con molta energia. ovviamente in questo caso il lavoro di scrittura era strettamente legato al film, ed è stata una bellissima esperienza, faticosa ma molto emozionante.
Sto anche scrivendo e registrando un pò di canzoni con Dario Faini e anche con Buzzanca, e detto fra noi alcune di queste sono veramente speciali.
Facendo tutti gli scongiuri del caso, ci sono buone possibilità di vederti come autore per qualche canzone del prossimo Festival di Sanremo o posso sperare di vederti su quel palco?
Questa e’ una domanda alla quale non so proprio rispondere. Come autore posso solosperarlo, a me il palco di Sanremo piace e sono sempre felicissimo quando qualcosa di mio riesce a farsi ascoltare da così tanta gente.
Sempre nella mia abissale ignoranza e forse anche cosciente delle emozioni che trasmettono i tuoi testi, io scommetterei qualcosa che se partecipassi al Festival, ti arriverebbe anche qualche riconoscimento importante. sogno o son pazzo?
Non sei pazzo. se un giorno io cantassi una bella canzone a Sanremo sarei io a sognare, ma detto questo credo sia improbabile non perchè io non lo desideri, ma semplicemente perchè dal punto di vista popolare io non esisto, sono come il fantasma di un castello, esisto, mi si percepisce ma spesso mi si evita, forse è giusto così, forse no, ma diciamo che non mi faccio venire la febbre se non ci vado. semplicemente.
Però facciamo così, ho imparato fin da piccolo che chi smette di sognare e’ un uomo morto, quindi ti invito a non smettere di farlo, io non smetterò di sognare e, comunque andranno le cose, saremo uomini vivi anche se ascolteremo dei morti cantare.
Bene, Diego. ho fatto il possibile per non chiamarti “maestro” visto i testi meravigliosi e conosce l’importanza delle parole, non sarebbe mica tanto sbagliato.
Ti ringrazio infinitamente per il tempo che ci hai dedicato.
Continuerò sicuramente a consumare il tuo ultimo album “un invito a te”.
