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Musica e Sindrome di Down. L’intervista Alexo Vitruviano.

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la redazione di MIE

Ragazze considerate disabili mandano il loro messaggio al mondo attraverso una canzone autobiografica scritta insieme al cantautore ossolano Alexo Vitruviano. Il cantautore racconta #SindromeDiDare in esclusiva per MIE.
Alexo Vitruviano, cantautore ossolano, torna sulla scena musicale italiana con #SindromeDiDare, unico brano unico nel suo genere: nessuno, apparentemente, era mai riuscito a guidare un gruppo di lavoro composto da ragazze affette da sindrome di Down e disabilità cognitive nella creazione di una canzone autobiografica.


Un percorso di oltre 400 giorni ha portato l’artista ad organizzare incontri in cui le ragazze, facenti capo all’Associazione Down di Novara, potessero confrontarsi ed interagire con gli alunni volontari della scuola primaria Don Ponzetto che le hanno coinvolte in giochi ed attività, stimolandone la creatività e la comunicatività. 
E’ già disponibile sul canale Youtube dell’artista il primo videoclip-documentario del brano, con un grande obiettivo: lasciarci tutti trasportare da questa “sindrome di dare amore”.
Alexo Vitruviano ci racconta in esclusiva le sue sensazioni ed il percorso che ha portato alla realizzazione di questa bellissima iniziativa musicale.


L’intervista ad Alexo Vitruviano.


Ciao Alexo, benvenuto su MIE. Una volta terminati l’arrangiamento e la registrazione, hai fatto ascoltare il brano alle ragazze che hanno scritto assieme a te la canzone: come hanno reagito all’ascolto?

Esattamente allo stesso modo in cui hanno reagito quando hanno visto il video per la prima volta, piangevano di gioia e ripetevano continuamente “non ci credo”, nascondendosi la faccia dietro le mani… non sono molto abituate a ricevere aiuto dal prossimo…

Ci sono mai state delle difficoltà che ti hanno portato a dire “non posso farcela”?

C’è stato un momento, in cui mi sono reso conto che le collaborazioni con artisti del panorama nazionale ed il supporto economico da parte dei famosi “angels” non sarebbero mai arrivati…
Stranamente l’argomento sembrava non interessare, a quel punto mi sono reso conto che avrei dovuto impiegare molto più tempo del previsto e che avrei dovuto finanziare il tutto da solo, ma mai ho pensato di non farcela.
Molte persone avrebbero abbandonato l’idea prima ancora di iniziare, impaurite dalle possibili difficoltà: cosa ti ha portato a credere che questo ambizioso progetto potesse trovare vita?
Stiamo parlando di una categoria emarginata, bistrattata e spesso derisa… credo che chiunque, al mio posto, avrebbe fatto l’impossibile per portare a termine questo progetto. L’unico scoglio, l’unica paura, deriva dalla non conoscenza di queste persone, una volta conosciute e passato del tempo (molto tempo) con loro, non si può esimersi dall’aiutarle.

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Il tuo singolo rappresenta senza dubbio un’ondata di novità per la situazione musicale italiana di oggi. Tu come cantautore da una parte e ascoltatore dall’altra, cosa ne pensi della scena indipendente che ci circonda?
La scena dipendente merita molto più interesse di quanto non ne abbia, fortunatamente si sta ricavando uno spazio, ma con estrema fatica. Il business della musica, legato oggi al fenomeno dei talent show, offusca, con le sue armi mediatiche, il panorama indipendente, che, se non ricordo male, rappresenta il 75% della musica prodotta in Italia, eppure l’ascoltatore medio ne conosce soltanto il 25%, conosce solo il “business musicale”, precludendosi la possibilità di scoprire le nuove forme di cantautorato e le band che decidono di prodursi in maniera indipendente per poter mantenere la loro originalità.

Da artista suggerisco ad ogni ascoltatore di cercare l’hashtag #cantautore su Instagram, ad esempio… gli si aprirà un mondo… tuttavia alcuni generi moderni nati in seno all’indipendentismo musicale ma anche all’estrema facilità con la quale chiunque può avvicinarsi alla produzione musicale, stanno mandando messaggi decisamente negativi dai quali mi dissocio completamente.
#SindromeDiDare è un brano con parole semplici ma con un messaggio indubbiamente importante: che tipo di risposta ti aspetti da chi ascolterà questo pezzo?
Spero vivamente, incrociando le dita, di aumentare la soglia di sensibilità nei confronti di questo argomento e di queste tematiche. L’intento del mio intero progetto musicale è quello di divulgare un solo messaggio: “tra il bene ed il male deve vincere l’unione”.
In natura ogni cosa ha il suo perché, tutto ciò che accade, tutto ciò che possiamo toccare, niente esiste senza il suo contrario, ma il risultato di questa equazione deve essere l’unione… la disgregazione non porta a nulla, solo i folli possono credere al mito della “sana competizione”, non c’è nulla di sano nell’essere in competizione con i propri “compagni di viaggio”, l’unica sana competizione è quella con se stessi, cercando ogni giorno di trasformarsi nella propria “bella copia”.
Quando hai cominciato a renderti conto che questa tua idea era realizzabile? C’è stato un evento particolare o è stato una crescita naturale e spontanea?
Ci ho creduto fin dall’inizio, fin da quando ho proposto la cosa alle ragazze, i loro occhi già dicevano tutto, ma quando poi sono arrivati i volontari della scuola elementare a darci una mano, si è creato un gruppo che non poteva promettere altro che ottimi risultati.
Hai lavorato assieme a ragazze affette da trisomia 21 e disabilità cognitive dell’Associazione Down di Novara, portandole a migliorare il loro modo di porsi e di interagire con le persone: in quale modo però, questo lungo percorso ha cambiato te?
Quando qualcuno mi domanda quale esperienza rifarei perché mi ha cambiato, generalmente parlo del servizio di leva obbligatoria, sono stato un Alpino e lo sono tuttora, oggi mi sento di aggiungere questa tra le esperienze che rifarei senza battere ciglio, il servizio di leva mi ha reso più sicuro di me e più disposto ad aiutare il prossimo, questa esperienza mi ha aperto gli occhi… non basta essere disposti, bisogna agire, ci sono persone che grazie ad un nostro gesto possono drasticamente modificare il loro modo di vivere, se tutti noi compissimo un solo gesto all’anno, saremmo in grado di cambiare molte cose in meglio… ancora una volta ci tengo a sottolinearlo: l’unione è la risposta, non la competizione.

Alexo Vitruviano su Spotify

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