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TOMMASO DI GIULIO: L'ORA SOLARE è il nuovo album del cantautore romano.

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L’ORA SOLARE”

L’ora solare è un disco sul tempo e sulle sue contraddizioni.

Il concetto stesso di “ora solare” è ambiguo, perché il suo significato letterale rimanda all’idea di sessanta minuti di luce o di allegria, mentre l’ora solare istituzionale, quando entra in vigore, porta alla notte perché si dorme un’ora in più e fa buio prima, quindi il sole lo vediamo meno.

L’album parte da questa suggestione per ricercare nuovi orizzonti proprio dall’accostamento tra gli opposti. E’ infatti un disco che alterna brani crepuscolari ed altri caratterizzati da sonorità più ruvide; profondamente intimo e personale ma al contempo anche il più collettivo e corale mai realizzato dall’autore, in quanto ci hanno lavorato complessivamente più di cinquanta persone.

Sono quattordici piccoli racconti per immagini che parlano di innamorati che per un po’ riescono a far credere al tempo di essere morto, di viaggi interstellari fatti sotto le coperte, di ricordi d’infanzia, amori a distanza, di sesso, misantropi redenti, lettere a Mario Monicelli, western metropolitani e cambi di prospettiva.

E’ un disco in cui la successione delle canzoni è strutturata come un vero percorso narrativo, in cui i testi fanno da filo rosso, dove l’eterogeneità dei generi presenti altro non è che la traduzione di un desiderio di libertà espressiva, il palesare una voglia di mescolare suggestioni sonore a volte anche apparentemente inconciliabili (come il post-punk e la musica da camera, o come la psichedelia e il twang morriconiano).

Oltre alla produzione artistica e gli arrangiamenti del disco curati dallo stesso Tommaso Di Giulio assieme a Francesco Forni, all’album hanno partecipato numerosi ospiti come ENRICO GABRIELLI, ROBERTO ANGELINI, GIORGIO BALDI, ILARIA GRAZIANO, FABIO RONDANINI, GABRIELE LAZZAROTTI, ANDREA RUGGIERO, e la band alt-folk BOTTEGA GLITZER.

Musiche e testi di Tommaso Di Giulio

Produzione artistica e arrangiamenti di Francesco Forni

Le canzoni

DOV’E L’AMERICA?

Dov’è L’America? È il primo brano dell’album L’Ora Solare, che non a caso comincia con una domanda.

L’America qui raccontata non è un luogo reale, non sono gli Stati Uniti, ma l’immagine (un miraggio)? Un fantasma?) di un posto che si desidera raggiungere e che, una volta raggiunto, scopriamo essere ancora lontano, molto distante da come l’avevamo immaginato e molto meno luminoso rispetto a ciò che avevamo sognato. O semplicemente irreale.

E’ una canzone sui punti di vista e sul vedere, che racconta come qualcosa, spesso uno shock o una presa di coscienza, possa cambiare radicalmente il nostro sguardo sulle cose che ci circondano e su noi stessi. 

LA FINE DEL DOPO

Il titolo è un ossimoro, un paradosso, un corto circuito.

E’ una canzone che racconta una serie di istantanee; momenti che il protagonista riesce a congelare e vivere con tutta la calma che vuole perché è convinto di aver ingannato il tempo, facendogli credere di essere morto dopo avergli sparato con una pistola a salve.

Il tempo morto diventa quindi, per poco, un qualcosa di positivo grazie a cui si può godere al proprio ritmo sopratutto dell’amore, fino a che il tempo non si risveglierà obbligandoci a velocità disumane.

E’ un brano che nasce folk, con il cuore dalle parti di Nick Drake, che dopo poco cambia direzione e si contamina di ritmi esotici, tropicalismi e psichedelica.

Lo impreziosiscono la voce di Ilaria Graziano, l’acustica di Francesco Forni, la chitarra slide di Roberto Angelini, il basso di Gabriele Lazzarotti e la batteria di Fabio Rondanini.

SPESSO E VOLENTIERI

E’ un’altra canzone sul tempo, come lo sono tutte le canzoni dell’album, in un modo o nell’altro.

“Spesso e Volentieri” racconta le difficoltà di vivere al passo con i tempi, specie se ci si ritrova a pensare di non essere nati nell’epoca giusta per noi. Quando nemmeno le ore ed i minuti sembrano essere su misura per noi l’amore si trasforma in un’ancora di salvezza: l’unica bussola affidabile, anche se di solito è proprio l’amore a far perdere l’orientamento.

E’ un brano che si muove leggero, profondamente debitore della canzone italiana anni ’60 e di certo folk americano contemporaneo.

IL MISANTROPO

E’ un brano sul cambiamento progressivo ma radicale di un individuo.

Si racconta di una rinascita, di un cambio di prospettiva e di sguardo: l’umanità forse non è il male. La curiosità è la panacea contro l’inaridimento di cuore e cervello.

E’ una canzone rock n’ roll, in cui si sente che mi piacciono molto il beat e le colonne sonore dei film italiani anni ’70.

POVERI POSTERI

E’ il brano più aggressivo del disco, uno sfogo violento contro le pose che tanti finti sedicenti impegnati nel sociale indossano sorseggiando spritz all’aperitivo.

E’ un j’accuse contro chi vive solo di slogan vuoti, anche nel mondo dell’arte, che altro non fanno che ridurre la capacità della gente di decodificare messaggi e concetti più complessi della norma. E’ anche e sopratutto un brano che rivendica l’importanza di affermare e difendere la propria individualità, che però è ben diverso dall’essere individualisti. In sostanza, è un brano politico nel senso più etimologico del termine.

Il brano è stato arrangiato assieme a Giorgio Baldi, ed è partito come brano new-wave per approdare ad uno strano ibrido di anthem hardcore alla Husker Du e post-punk contemporaneo.

SOSPESI

Una canzone che parla di litigi nati a causa del caldo estivo, di solitudini notturne, di gusti cinematografici divergenti e di sogni che portano verso il Messico.

Potrebbe essere la colonna sonora per la scena madre di un noir francese, fra trombe fumose e chitarre pulp.

MUSICA DA CAMERA

Lo spartiacque del disco: un ragazzo e una ragazza vogliono fare l’amore ma non hanno soldi per una casa tutta loro e quindi, come tanti, convivono con dei coinquilini.

Per ritagliarsi la loro intimità tra orecchie indiscrete e pareti troppo sottili si può ricorrere solo al volume dello stereo, ma la scelta della musica da mettere è delicatissima e potrebbe condizionare seriamente le sorti dell’amplesso.

E’ un pop da camera in cui tra i riferimenti alla musica del ‘600 c’è spazio per l’elettronica.

NOVANTA

Come il precedente è principalmente un brano sul sesso ma anche sulla nostalgia e sulla paura di crescere.

I brani anni ’90 che da adolescente intollerante schifavo perché stavo scoprendo il rock oggi mi commuovono.

Anche questa canzone è il frutto dell’incontro tra due opposti, anche musicali: è un glam-rock che un po’ tradisce la mia passione per T-Rex e Mott The Hoople in cui fa capolino la dance music.

MELODRAMMATICA

Immagini da una storia d’amore a distanza o forse sulle distanze dell’amore.

E’ una canzone che racconta l’amore come un moto ondoso, che può essere un lento cullare ma anche un mare forza nove; ma pur sempre un’avventura irrinunciabile.

E’ il brano più intriso di classicità dell’album, in cui confesso tutta la mia passione per le torch song americane ma anche per la canzone italiana, specie quella degli anni ’60.

LA TRAPPOLA

Tutto è partito da una nota frase di Mario Monicelli: “La speranza è una trappola”.

Il brano è sia un omaggio ad uno dei miei registi preferiti che uno sfogo in cui lancio invettive contro un sacco di cose che mi fanno incazzare.

Anche se si tratta di una canzone amara è sopratutto un invito a unirsi, a condividere e a non lasciarsi tirar giù dalle sabbie mobili del sentito dire e del “se tanto fanno tutti così, lo faccio pure io”.

MENO TRENTA

Una telefonata interurbana tra qualcuno che se n’è andato in un paese lontano e freddo perché stanco dell’Italia ed una vecchia amica.

La canzone racconta dei sentimenti che travolgono il protagonista.

E’ un valzer che arriva dagli anni ’50 ma poi si sposta dalle parti dei canadesi Timber Timbre.

TANGO PER UN POVERO DIAVOLO

Qui si racconta il punto di vista di una carogna, di un personaggio deprecabile e addirittura un po’ disgustoso.

E’ un tango atipico, un tango che andrebbe bene in un saloon del vecchio west.

Il violino infuocato è suonato da Andrea Ruggiero.

RAGAZZO PER AGOSTO

Un divertissement ma anche una storia vera. O quasi del tutto vera. Oltre che un omaggio ad uno dei miei generi musicali preferiti: il rockabilly.

Lo impreziosisce la Bottega Glitzer al completo.

UNIVERSO: ORA ZERO

La fine del viaggio ma anche l’inizio di un altro percorso.

Da ricordi d’infanzia allo spazio siderale passando per una lettera scritta al David Bowie di Space Oddity si arriva al punto di una nuova partenza.

E’ un altro brano sperimentale che mi risulta difficile definire.

L’orchestrazione (e la maggior parte degli strumenti presenti) sono ad opera di Enrico Gabrielli.

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